Non c’è Severino che tenga, in Italia le condanne fanno curriculum e sono il requisito indispensabile per avere voce in capitolo, diversamente non si spiegherebbero le frequenti ospitate di Claudio Martelli nei più seguiti programmi di informazione, così come le puntuali interviste di lancio sui maggiori quotidiani ogni volta che mette penna in carta per raccontarci la sua epopea craxiana d’enfant terrible del socialismo liberale. Al sicuro con la sua pensioncina niente male da 7.000 euro mensili che il buon cuore degli italiani non si sogna di negare ad alcuno di quelli che hanno avuto la sventura di rappresentarlo, a 72 anni suonati Martelli dobbiamo riconoscere, mostra però di conservare ancora lucida e fresca la sua abilità da politico navigato e pur utilizzando i vecchi mezzi della comunicazione come libri ed interviste rivela per contenuti ed efficacia lessicale di non aver nulla da invidiare ai twitt di Renzi. Insomma, una battaglia tra giganti imbonitori che a dire il vero il vecchio sembra vincere nei confronti del giovane per completezza di analisi e ricchezza di argomenti. Due fatti molto importanti coglie il delfino di Craxi che i twittatori in voga si sono lasciati sfuggire per troppa fretta e superficialità evidentemente. Il primo è la promulgazione dell’Italicum senza indugio da parte di Mattarella che non sorprende nonostante le riserve di Costituzionalità che la nuova Legge elettorale porta con sé come ad esempio, la facoltà dei capilista di candidarsi in dieci collegi diversi per poi decidere quale secondo favorire optando per un collegio piuttosto che un altro. Non sorprende continua Martelli, perché gli unanimi osanna ricevuti da Renzi per la scelta di Mattarella al Quirinale lasciano “trapelare che si era assicurato precedentemente il consenso” cioè, in buona sostanza: Mattarella è salito al Colle perché ha accettato di portarsi l’italicum in tasca altrimenti, sarebbe restato dov’era, alla Consulta dove per altro si guadagna il doppio, 450.000 mila euro all’anno. Il secondo punto molto rilevante nel quale Martelli probabilmente mette a frutto la sua passata esperienza di Guardasigilli, è l’osservazione tecnicamente pertinente sulla recente sentenza della Corte Costituzionale in merito alla restituzione ai pensionati delle somme per la mancata indicizzazione dei trattamenti di quiescenza che nel 2011 permise all’Italia di evitare il default. La misura scrivono i giudici, ha un “difetto di motivazione” che l’esecutivo deve sanare con un nuovo provvedimento, prosegue Martelli: “non capisco questa cedevolezza” di Renzi che si dice pronto a restituire almeno in parte quando sarebbe bastato un nuovo provvedimento con le argomentazioni richieste che la Corte avrebbe valutato e probabilmente avrebbe preso atto dei fondati motivi che indussero Monti a sospendere l’adeguamento delle pensioni al costo della vita di importo superiore a tre volte il minimo…
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