Pur rappresentando in una telefonata con Tsipras, la sua comprensione per la scelta del Governo Greco di indire un referendum perché sia il popolo ad esprimere l’assenso eventuale all’adesione al piano di riforme economiche proposto dalle istituzioni internazionali in cambio dell’ultima tranche di prestiti, Mario Draghi non ha potuto fare altro che prendere atto, scrive in un comunicato la BCE, e chiudere i rubinetti della liquidità alle banche greche garantendo fino a martedì, 30 giugno lo stesso livello di venerdì scorso. Allo scadere del termine ultimo, vista la mancata concessione della proroga al programma di sostegno, come da Statuto la BCE interromperà anche l’erogazione della liquidità d’emergenza. Saranno ore critiche e confuse quelle che attendono la Grecia. Non dobbiamo aver paura ha detto Tspiras in un accorato appello TV annunciando la chiusura delle banche greche per prevenire l’assalto agli sportelli e la fuga dei capitali nei prossimi sei giorni. Con le loro decisioni ha proseguito, la BCE e l’Eurogruppo non fermeranno il processo democratico, sono solo vergognosi tentativi di bloccare il referendum. All’autoritarismo finanziario risponderemo con la democrazia. La nostra storia c’impone di decidere con dignità della nostra sovranità, se accettare o meno l’umiliazione senza fine e senza prospettive. Le condizioni proposte sono un vero e proprio insulto alla tradizione democratica europea. Tsipras ha invitato i greci a votare contro l’austerità, ma ha comunque promesso di rispettare l’esito del referendum che come deliberato dal Parlamento greco questa notte, si terrà domenica 5 luglio. Le sorprese in ogni caso per il giovane coraggioso quanto imprudente learder non sono del tutto da escludere, alcuni sondaggi infatti, rilevati da autorevoli istituti di ricerca, darebbero la maggioranza del popolo greco favorevole ad accettare la lunga lista di sacrifici imposti. Bisognerà verificare quindi se il desiderio di rimanere nell’euro è più forte nel cuore dei greci della disperazione indotta dalla “politica criminale” della trojka. Le istituzioni internazionali hanno dimostrato assoluto disinteresse per le condizioni del popolo greco ha dichiarato James Galbraith, economista della University of Texas e consulente del ministro Varoufakis. Con l’uscita della Grecia, non è scontato che l’euro sopravviva sostiene Galbraith: il popolo greco ha eletto il governo Tsipras per cambiare politica economica ed è esattamente quello che farà rigettando col referendum tagli e sacrifici che hanno asfissiato la nostra economia. Di tutt’altro avviso l’ex presidente del Consiglio italiano Lamberto Dini, autore dell’epocale riforma delle pensioni del 1995, già ministro del tesoro nel Governo Berlusconi e precedentemente Direttore generale della Banca d’Italia con Ciampi: la Grecia ha tirato troppo la corda, Tsipras sa che la Merkel gli ha concesso molto, ma ha voluto sfidare la UE. Se qualcuno nutriva ancora dubbi su chi detta la linea e tira le fila in Europa, da queste parole di Lamberto Dini può fugare ogni riserva: tradiscono un’evidente soggezione di Bruxelles alle decisioni determinate a Berlino. Quella che abbiamo non è una Unione paritaria, ma un’associazione nella quale uno degli Stati esercita un protettorato economico di fatto sugli altri membri facendosi scudo di istituzioni terze. Se Tsipras e Varoufakis non abbassano la testa, per la Grecia non c’è via d’uscita. E’ comunque una sconfitta politica per tutti dichiara ancora Dini: ora si navigherà a vista, io prevedo la chiusura delle banche senza più liquidità ed il ritorno alla dracma con una forte svalutazione ed un impoverimento generale. A leggere i successivi eventi di cui vi abbiamo dato conto in questa cronaca, quella di Dini si rivela una disamina precisa, dettagliata e puntuale. Per quanto riguarda l’Italia, i 40 miliardi di cui è creditrice della Grecia, sono in pancia alle banche ed alle assicurazioni per cui grazie agli interventi della BCE, reggerà sufficientemente allo schoc profetizza Dini.
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