Sara, Simone, siamo felici di accogliervi. Il tiro mancino che il software del Miur ha voluto menarvi assegnando a voi professori nati e formati nelle regioni settentrionali una cattedra al sud, non è solamente un’opportunità professionale, ma potrebbe rivelarsi nei prossimi anni un’esperienza di vita significativa per ritrovare quel ruolo sociale di fondamentale importanza che gli insegnanti negli ultimi decenni hanno un pò perso e che restando nelle vostre terre di origine magari non sarebbe pienamente apprezzato. Il sud ha infatti urgente bisogno di pedagoghi culturalmente distanti dal sociologismo approssimativo, dal facile pietismo, dalla mozione dei sentimenti strumentalmente agitati per aggirare gli ostacoli, abbreviare i percorsi e non risolvere mai i problemi incancrenendo la condizione di sottosviluppo di una larga fetta di popolazione che vive ai margini e perpetua in nome della tradizione una serie di comportamenti collettivi che l’hanno caratterizzata nel corso dei secoli e continuano a segnarla negativamente e che non possono essere fatti passare sotto silenzio come giustamente osserva il prof. Paolo Macry. Il sud ha bisogno di una ventata nuova; dopo tante sperimentazioni si è ben compreso non poter mai riuscire autonomamente a generare un cambiamento dalle sue stesse viscere troppo a lungo compromesse e dunque, dei trasferimenti della “buona scuola” diamo una lettura positiva. Benvenuti professori, al sud potrete ritrovare l’autentica missione di educatore delle nuove generazioni ed aiutarci a cambiare mentalità. Sarà un lavoro duro che dovrà scendere nel profondo e contrariamente al senso comune, noi pensiamo possa ottenere risultati positivi, certamente migliori se condotto da chi possiede un diverso registro. Si tratterà di aprire finestre su orizzonti diversi da quelli dei padri ed infondere fiducia nelle potenzialità dell’impegno responsabile di ciascuno, strada obbligata per costruire un futuro certo per tutti piuttosto che attendere la buona sorte.
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