Il PD è finito nelle mani di un gruppo di persone arroganti ed autoreferenziali. Renzi non ha mai nascosto il suo disprezzo per l’esperienza di governo del centro sinistra. Tutti quelli che non si allineano vengono spinti brutalmente fuori. Guardo con simpatia la minoranza, ma non riesce ad incidere sulle decisioni fondamentali, la direzione è un luogo dove lui fa i discorsi e viene applaudito. Non escludo che da tanto malessere possa nascere una nuova forza politica, come saette le parole di Dalema si sono abbattute sul dibattito interno al PD, preludio ad inevitabili riflessi di tenuta della maggioranza di governo se l’ipotesi adombrata dal leader maximo in pensione prendesse corpo. Ad intuirlo è il Presidente della Toscana Enrico Rossi, avversario di Renzi al prossimo congresso, molto ben accreditato dai sondaggi, che suggerisce ai dissidenti di indirizzare tanto livore alla risoluzione delle numerose contraddizioni del paese anche se, riconosce, non c’è solamente l’Italia di successo rappresentata alla leopolda; c’è un’altra Italia purtroppo che soffre e per la quale Renzi con la sua azione di governo non è andato fino in fondo. Quanto alle aperture di Renzi verso il centro-destra, Rossi fa osservare che questa legislatura è nata dalla NON vittoria, conviene però con Dalema sull’inopportunità di spostarsi troppo a destra pena il rischio concreto di perdere. Suggerisce infine di non mettere in discussione il referendum costituzionale come invece propone la sinistra interna. Qui nessuno ha detto che ci mettiamo fuori dal PD, ma bisogna raddrizzare la rotta soprattutto sulla legge elettorale, per Bersani: i rappresentanti del popolo devono essere eletti dal popolo, non nominati. La questione non è la contrapposizione renziani-antirenziani sembra dire Bersani, quando osserva che a preoccuparlo è il progressivo processo di privatizzazione del servizio sanitario nazionale sottaciuto che non fa notizia, mentre i riflettori dei media si accendono quando lui stesso rivela che cosa pensa di Renzi. Si dice sicuro invece che Dalema e Bersani non usciranno dal PD, Matteo Righetti; e la ragione del perché non usciranno dal PD è semplice da comprendere: entrambi sanno di essere elettoralmente ininfluenti. Rimprovera a Renzi però, di non infondere nel partito quella stessa straordinaria forza che mette nel condurre il Governo. Quanto a Renzi non le manda a dire a Dalema rinfacciandogli di
aver pensionato Prodi e provocato la fine dell’Ulivo. A preoccupare Renzi, più che una scissione della minoranza PD è la scissione degli elettori cattolici di sinistra.
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