Le riforme sono cosa nostra, ha tenuto a precisare al suo popolo il riabilitato dopo l’accordo convenuto in profonda sintonia col segretario del PD. Se salta l’italicum salta tutto, si era subito affrettato Renzi ad avvisare la fronda interna che mal digerisce l’abbraccio col caimano e che tanto amaro in bocca ha lasciato alla base votante del partito democratico. Le riforme il cui destino Berlusconi è riuscito a legare all’approvazione della nuova Legge elettorale, non sono le riforme di Renzi, ma sono le nostre riforme, le stesse per le quali siamo scesi in campo nel 1994, ora speriamo di poter andar avanti, lasciando sibillinamente intendere che c’è dell’altro oltre al Titolo V, all’abolizione del Senato, al ridimensionamento delle indennità per i consiglieri Regionali. Secondo voi, quale riforma sta più a cuore al riabilitato politico se non quella della Giustizia e segnatamente: l’amnistia od in subordine l’indulto che gli restituiscano la verginità perduta; le restrizioni alle intercettazioni telefoniche per silenziare le troppe malefatte venute alla ribalda di giornali e TV; la custodia cautelare ch’è il deterrente più efficace che ha permesso alla Giustizia di venire a capo di intrecci e collusioni tacite e segrete altrimenti irrisolvibili. Sono riforme infatti che non appartengono a Renzi queste anzi, già ad ottobre il rottamatore dopo la lettera di Napolitano al Parlamento si era detto contrario a spalancare le porte delle carceri. Oggi tace invece, dopo la relazione del Presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario Renzi, non ha rilasciato dichiarazioni. Alle parole di Santacroce: «non c’è altra via che l’indulto», il rottamatore che pur di muoversi non ha esitato di darsi al riciclo di pregiudicati, NON ha replicato. Al momento NON sappiamo se ha cambiato idea sull’amnistia. Sappiamo con certezza però quello che ha scritto stamani su L’Unità il dalemian-cuperliano, Danilo Leva: l’indulto s’ha da fare! Come se non bastasse, il Leva si spinge oltre il problema dell’affollamento delle carceri, rimarca l’urgenza di riformare l’istituto delle intercettazioni, di mettere in agenda la riforma della responsabilità civile dei magistrati, di “rovesciare il paradigma delle garanzie costituzionali sabotate dal principio della certezza della pena. Se a pensar male si commette peccato, ma molto spesso ci si “azzecca” come amava ripetere Andreotti, il silenzio eloquente di Renzi seguito al prendere o lasciare, le puntualizzazioni di Berlusconi sulle riforme, la recidiva apertura alla clemenza di Stato ospitata dall’Unità, ci lascia ragionevolmente avanzare l’ipotesi credibile che dall’accordo dell’italicum discendano direttamente i corollari antipopolari dell’amnistia e della riforma della Giustizia. Pacificazione è fatta, amen. Si spiegherebbe così anche il rinnovato favore del Colle verso il Sindaco di Firenze dopo l’iniziale antipatia.
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