L’indiscrezione della stampa greca trova conferma anche sull’autorevole settimanale tedesco der spiegel: da Mosca sono in arrivo ad Atene 5 miliardi. Per la Russia si tratta di affari precisa Dmitry Peskov portavoce del Cremlino, il denaro sarebbe un’anticipazione dei diritti di passaggio sul territorio greco del nuovo gasdotto destinato alle forniture europee. La Russia trarrebbe il vantaggio di aggirare l’Ucraina istallando le condotte del gas attraverso la Turchia ed appunto la Grecia. Già martedì prossimo dovrebbe essere firmata l’intesa. Il denaro in arrivo da Mosca sarebbe comunque dato per certo secondo der spiegel, in caso di fallimento dell’impresa come è accaduto in passato con il gasdotto south stream, l’intesa raggiunta prevede la trasformazione della somma a titolo di “prestito segreto”. Nessuna obiezione per bocca del ministro dell’economia tedesca Schäuble, secondo il quale ogni aiuto in soccorso della Grecia è buono purché a pagare non sia il contribuente tedesco evidentemente. A rimpinguare le scorte di liquidità nelle casse greche starebbero per arrivare altri 10 miliardi da Pechino a titolo di anticipazione sui diritti di utilizzo dei porti del Pireo e sotto forma di investimenti nella rete ferroviaria greca. Tsipras e Varoufakis avrebbero infatti mitigato il loro furore statalista ponendo come unica condizione alle privatizzazioni la giusta quotazione di mercato piuttosto che la svendita del patrimonio pubblico. Tirando le somme, alla fine di queste lunghe ed estenuanti trattative, la Grecia potrebbe contarsi sull’unghia ben 15 miliardi di euro che le permetterebbero di zittire FMI, Commissione Ue e BCE. Che cosa resterà di europeo però nel cuore dei greci con lo spostamento ad oriente delle relazioni economiche, possiamo solamente immaginarlo. Quali cambiamenti si determineranno nei rapporti con l’Unione e quale piega prenderanno gli sviluppi degli eventi a seguito di un’alleanza di fatto della Grecia con potenze che sfuggono ai condizionamenti di Bruxelles, sono invece interrogativi che i governi delle capitali del vecchio continente farebbero bene a porsi. E’ di tutta evidenza che la qualità della stessa Unione ne esce screditata dall’interdipendenza esterna generata dal bisogno di uno dei suoi membri lasciato miseramente solo. Al netto delle colpe di Atene che non si possono negare, quale Unione stabile può fondarsi sulla sola moneta senza l’assunzione di una responsabilità politica? E quali vantaggi ne deriveranno all’UE dalle ingerenze degli inevitabili legami che nasceranno con Russia e Cina da parte di uno dei suoi membri? Come sarà e cosa accadrà nel Mediterraneo russo-cinese già orfano dell’Unione, con gli Stati Uniti in ritirata?
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