Potrebbe trovarsi in difficoltà il Presidente Mattarella a promulgare l’italicum e parlo da costituzionalista precisa Michele Ainis, volto noto al grande pubblico dei salotti televisivi. Il motivo perché la firma del Presidente è in dubbio, essenzialmente si ritrova nel taglio elettivo monocamerale della Legge mentre il regime repubblicano conserverà al momento dell’approvazione definitiva ancora due Camere elettive. Non regge la clausola che posticipa al 2016 l’applicazione, puntualizza il professore di diritto pubblico alla Roma III, perché non vi sono garanzie che la Riforma del Senato per quella data sia definitivamente approvata ed eventualmente confermata dal referendum. Allo stesso Ainis che nel 2013 rimpiangeva l’immunità parlamentare e la supremazia del Parlamento oggi, non va giù che l’italicum con uno sbarramento al 3% porti praticamente tutti i partiti ad essere rappresentati in aula, lui avrebbe preferito una soglia di accesso all’8% così da concentrare le opposizioni ed esercitare un bilanciamento più forte al partito di maggioranza relativa che col premio otterrà il 54% dei deputati per governare. Dopo aver demolito la legge elettorale, Ainis prosegue ed allunga il tiro sulla sinistra di governo che da tempo osserva, non si occupa più delle diseguaglianze, ma è impegnata nella pratica delle poltrone. Che cosa allora dovrebbe fare la sinistra? In nome dell’eguaglianza “le gabbie salariali” , è sempre lo stesso Ainis a parlare: perché se paghiamo lo stesso stipendio a Milano ed a Ragusa dove il costo della vita è molto diverso (inferiore), il salariato di Ragusa finisce per guadagnare il doppio. Hai capito? Queste sono idee di sinistra egualitaria, altro che destra liberista sfegatata. Finirà che ci scriveremo ad un corso accelerato presso l’università di Roma III per capirci qualcosa tra destra e sinistra. Bisognerà poi affrettarsi a frequentare anche un corso in scienze della comunicazione sempre presso l’UNI Roma III per spiegare il tutto all’operaio di Ragusa e convincerlo a restituire parte del suo misero salario da mille euro al collega più sfortunato di Milano.
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