XXVII domenica del tempo ordinario. In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo»
Dieci i lebbrosi guariti nel passo evangelico odierno, ma fra questi solamente uno è salvato, proclama Gesù Cristo. Nove sono stati purificati nel corpo, ma unicamente un samaritano, un eretico, è stato guarito anche nell’anima dalla lebbra dell’errore e dell’idolatria. L’obbedienza nell’andare a presentarsi ai sacerdoti di un culto nel quale non si riconosceva ed erano, anzi, ostili, la riconoscenza al Signore, al quale si prostra e la gioia della sua lode attestano la fede con cui dava gloria a Dio. Oggi, corriamo lo stesso rischio dei nove che si sono “accontentati”, e a volte affermiamo con certezza: “Basta la salute!”. La cultura dominante c’induce sottilmente a ritenere di straordinaria importanza la cura del corpo trascurando la crescita dell’anima. I nostri figli hanno le giornate impegnatissime nella formazione scolastica, sportiva, musicale, alle lingue straniere…, ma sanno a malapena recitare il Padre Nostro e rimangono alla “prima elementare dello spirito”. “Dovrà decidere da grande, liberamente, se fare il Battesimo, la Prima Comunione o la Cresima”: è il triste pensiero di non pochi genitori che si dicono cristiani, ma che si guardano bene dal concedere la stessa libertà nei confronti della scuola. Pertanto è urgente riannunciare il Vangelo, afferma san Paolo, sopportando anche incomprensioni e sofferenze. Riflessione di don Gianvito Sanfilippo: