Sinistra vuol dire lotta di classe per superare la società capitalista foriera di iniquità e diseguaglianze. La crisi attuale della sinistra nasce dall’idea di volere assecondare la rivoluzione del capitale che va sotto il nome di globalizzazione, con politiche che trovano la loro genesi nello stesso concetto borghese di governabilità, assicurata da rigide regole imposte dalla trojka il cui fallimento segna la morte della socialdemocrazia. La rivoluzione non è un pranzo di gala, ricorda Bertinotti, il quale della distribuzione della ricchezza ha saputo fare una ragione di vita, è bene rammentarlo se vogliamo capire i temi della politica politicienne, come ama definire le sue doglianze il vecchio Fausto, con incerta coerenza. Per uscire dalla sua crisi, la sinistra deve ritornare alle origini, profetizza il compagno Fausto. Nel ‘900 essa era riconoscibile, oggi invece ha divorziato dalla sua storia. Non lotta contro la destra, ma entra in competizione con questa per sostituirsi alla guida di quella rivoluzione del capitale che tutti chiamano globalizzazione. Ricostruire la sinistra secondo Bertinotti, non necessariamente significa andare al Governo anzi, le nuovi classi dirigenti nasceranno in un perimetro diverso, lontano dal potere. Verranno dal campo della ricerca teorica e dall’esperienza sociale che è propria dei movimenti che operano per l’accoglienza degli immigrati, per il diritto alla casa, per il reddito di cittadinanza. Vagheggiare una sinistra in sintonia con le classi popolari che faccia leva sulla pressione fiscale per finanziare l’assistenza gonfiando a dismisura il già altissimo debito piuttosto che guidare lo sviluppo e la crescita generata dal lavoro, finirà col marginalizzarla e spingerla nel campo delle nostalgie. Un esempio eloquente è quello offerto dalla Spagna che ha saputo mettere da parte le divisioni politiche e la crisi istituzionale per ritrovarsi unita. Oggi la Spagna registra un tasso di crescita intorno al 3% con la disoccupazione in costante calo. In Italia invece, prevalgono forze irresponsabili che mancano di cultura nazionale già nel proprio codice costitutivo e fanno della Nostra, una Repubblica senza Patria dove il centro decisionale si scompone in mille pezzi l’un contro l’altro armato che ci piombano in un limbo di incertezze fuori da ogni futuro.
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