Sono tempi propizi per lasciarsi andare alle emozioni quelli che viviamo. L’Europa sembra rientrata in un interim che ricorda da vicino quello esplorato nel ‘900. Un ciclo che ben conosciamo in cui il disordine della società disconnessa dalla ragione, ci mette in attesa di una nuova storia. Il caos, lasciato libero di operare, ritorna a rinfocolare antiche, sopite passioni mai del tutto spente. Quella gamma di sentimenti che ristagnano nel profondo delle viscere dei popoli come riserva di salvezza, ultima speranza per rinascere a nuovo corso. Quale che sia la piega che prenderanno gli eventi in Catalogna, il sentore che l’ordine democratico europeo costruito sulle macerie del dopoguerra fosse entrato in crisi, l’avevamo avuto molto chiaramente già con la separazione tra cechi e slovacchi, cui fecero seguito le forti spinte indipendentiste dei fiamminghi in Belgio poi riverberate dall’avanzata prepotente della Lega di Bossi nel nord Italia e proseguite col tentativo quasi riuscito della Scozia di staccarsi dal Regno Unito fino a giungere alla Brexit, che ha certificato il rigetto dei principi di democrazia sofisticatamente tradotti e declinati dalla UE. Unione, ricordiamo, nata per tenere insieme Stati nazionali e che viceversa ha finito per sancire la morte delle nazioni e l’abbattimento di ogni limes economico, culturale, sociale, politico ed etico. Un magma primordiale di incandescenza sociologica nel quale sono piombati loro malgrado i popoli stessi dell’Europa sotto la spinta di forze sconosciute, spesso anonime e prive di volto. Un orizzonte talmente aperto ed allargato all’universo mondo dalle sconsiderate élite europee, da sconfinare nell’incertezza dell’oscuro infinito e risultare di pregiudizio alle comunità territoriali che smarrite, disorientate, comprensibilmente fanno appello alle risorse tradizionali ultime di riserva: provano a ritrovarsi lungo i confini a loro più vicini e riconoscibili, quelli dell’antico villaggio che all’Europa della finanza apolide va stretto. L’Unione Europea, così come l’hanno voluta e disegnata nei Trattati non i popoli, bensì i governi ispirati dai teorici del progresso che avanzerebbe a loro dire indistintamente su ogni zolla di terra del pianeta, è stata capace di mettere contro la democrazia gli stessi Stati democratici. Stati ai quali si è arrivati al punto di disconoscere addirittura ogni possibilità di esercitare la difesa con mezzi idonei alla conservazione delle proprie prerogative Statuali. Gli scienziati del diritto teorizzato a tavolino, hanno finto sorpresa ed indignazione per la Guardia Civile spagnola che nell’esercizio dei suoi compiti d’istituto ha usato legittimamente la forza pur di riuscire a disperdere quella che a ragione dovrebbe essere considerata nulla altro che una adunata sediziosa intenta a sovvertire l’ordine Costituzionale. Se una folta minoranza vuole imporre ad una non meno nutrita maggioranza silenziosa, l’occupazione delle piazze e delle Istituzioni per rivolgere a proprio vantaggio gli eventi determinati da una azione rivendicatrice di nuovi ordinamenti, che cos’altro sarebbe rimasto da fare ad una forza di polizia, se non disperdere la folla e salvare il bene collettivo? E’ pensabile che una forza Statuale organizzata rimanga inerme ad assistere la sua stessa fine? Quali rivoluzionari da salotto possono mai pensare di scendere in piazza a fronteggiare uno Stato democratico e poi lamentarsi di averle buscate? A questa Europa di maniaci depressi che dicono di amare il mondo più di quanto amano il continente che nel mondo è stato faro di civiltà per millenni, ha fatta eco anche la Chiesa. Quattrocento tra Preti e diaconi hanno sottoscritto un documento inoppugnabile con il quale si dichiarano a favore della indipendenza della Catalogna da quella che un tempo, nemmeno tanto lontano, fu la cattolicissima Spagna. Ulteriore segnale, semmai ve ne fosse stato bisogno, del declino inarrestabile a cui nessuno sembra in grado di opporre una valida strategia di resistenza disarmati come stiamo, dalla egemonia della subcultura democratica diffusasi in Europa che ci paralizza e ci impedisce di uscire dal labirinto delle astrazioni mondialiste.
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