Il nostro sangue è rosso come il Vostro. Siamo consapevoli che questo post rischia di fare il giro del web e di essere marcato razzista, ma noi NON riusciamo a mitigare le opinioni e rivendichiamo il diritto sacrosanto di poter scrivere e tradurre in verbo il nostro pensiero soprattutto quando questo NON è politicamente corretto. L’Italia attraversa una crisi profondissima, forse la più grave dal dopoguerra. I più maturi ricorderanno l’austerity che ci colpì agli inizi degli anni ’70 con la prima crisi petrolifera quando i paesi Opec produttori di petrolio fecero cartello ed il prezzo della benzina s’impennò di colpo alla pompa da 95lire a 350lire. Fu uno schock tremendo che colpì il paese fino ad allora in pieno boom economico espansivo, qualcuno ricorderà le domeniche in bici senz’auto. Quella crisi era legata a cicli economici avversi questa è ben più grave perché non nasce dalla produzione ma dalla finanza speculativa e dunque i tempi di soluzione sono di gran lunga più lunghi come ci ha insegnato la grande depressione del ’29. Inoltre, i rimedi per uscirne sono incerti ed empirici perché legati a fattori imponderabili di fiducia nel risanamento economico degli stati compromessi dal debito sovrano. Siamo oberati da tasse e balzelli che toccano ogni profilo di attività economica e di proprietà; lo Stato deve ridurre necessariamente la spesa pubblica come ha ribadito anche il Presidente della Repubblica in più occasioni: tutti, proprio tutti, ricchi e poveri compresi siamo chiamati concretamente a dare il nostro contributo rinunciando a quelle incrostazioni assistenziali diventate insostenibili perché spese morte, non di diritto ma di privilegi. Gli apparati statali costano e devono dimagrire ha sottolineato Napolitano e per quelli indispensabili bisogna che si dia un segnale di generosità ulteriore aumentando il peso contributivo. In un simile contesto, si chiede agli immigrati che vivono, lavorano, consumano, sono curati, sono assistiti, sono educati dallo Stato italiano, di coprire una parte dei costi di questi servizi così come accade per ogni cittadino di nascita. E’ una questione di equità, NON c’è da scandalizzarsi, è il costo della democrazia direbbero quelli che s’intendono di diritti umani se non ragionassero da servi: il vostro sangue è rosso come il nostro; il vostro lavoro è sacrificato come il nostro; i vostri soldi sono sudati come i nostri. Perciò pagate e ringraziate di poter vivere in una nazione civile dove le donne mostrano le loro gambe senza timori!
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