Giovedì 24 giugno agli inglesi basterà una croce per stracciare il Trattato di Lisbona e cancellare 5.000 tra regolamenti e direttive europee. Poco o niente invece modificherà l’eventuale Brexit in materia di immigrazione perché il Regno Unito è già fuori da Schengen cioè, dal Trattato di libera circolazione tra i paesi UE anche se del tema migranti il leave ha fatto un punto di forza. Con la brexit a Londra basterà approvare una legge omnibus per eliminare dall’ordinamento la foresta di leggi e leggine con le quali è stata obbligata a recepire l’iperfetazione regolatoria di Bruxelles. I problemi maggiori che gli toccherà affrontare invece riguardano la sfera più strettamente economica. Lo studio elaborato dal CEPS prospetta vari scenari e soluzioni: per le esportazioni e le importazioni la Gran Bretagna in quanto membro dell’organizzazione mondiale del commercio, potrebbe avvalersi della clausola di “nazione più favorita” che vige tra i paesi membri del WTO anche se secondo il Fondo Monetario Internazionale questo determinerebbe una caduta del PIL del 5,6% in tre anni rispetto alla condizione attuale. Se invece dovesse scegliere di abbattere tutte le barriere commerciali potrebbe andare incontro al suicidio economico in quanto nulla otterrebbe in cambio dell’apertura incondizionata alle importazioni globali. La soluzione più adeguata alle necessità appare essere “european economic area”, accordo già in vigore con la Norvegia e la Svizzera le quali mantengono inalterato l’accesso al mercato unico europeo con la differenza che non partecipano alla fissazione delle regole ch’è riservata agli Stati membri della UE. In questa eventualità, la perdita di PIL secondo il FMI risulterebbe sensibilmente minore e si aggirerebbe intorno al 1,4% nel triennio. La City di Londra cuore finanziario del vecchio Continente ne uscirebbe comunque ridimensionata. Se il Governo di Sua Maestà Britannica dovesse scegliere invece l’opzione di contrattare un nuovo accordo con la UE, una volta fuori Bruxelles almeno a parole e forse per scoraggiare l’opinione pubblica inglese, ha avvertito che farà pagare a caro prezzo l’abbandono. Nel frattempo è accaduto l’omicidio della deputata laburista Jo Cox che potrebbe aver invertito secondo i sondaggi l’orientamento soprattutto dell’elettorato inglese, in Scozia ed in Irlanda il “remain” risultava maggioritario anche prima. In ogni caso, il referendum sulla permanenza della GB nella UE si può leggere come la rivincita della storia sull’economia. Un paese di tradizioni rivendica con orgoglio la sua diversità, si riconosce unanimemente in una Monarchia che svolge un ruolo di rappresentanza unitaria rafforzato in quanto vertice religioso della Chiesa Anglicana. Una democrazia consolidata dalle radici salde diversa dalla democrazia artificiosa teorizzata dalla costruzione europea il cui unico collante è rappresentato da velleità universalistiche finanziate dalla spesa pubblica e tenute insieme dal politicamente corretto.
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