Affermare che le urne del 4 marzo hanno segnato un mutamento epocale della dialettica politica italiana, non appare certamente una esasperazione verbale quanto piuttosto la fotografia degli esiti elettorali. Lo scontro politico non è stato e molto probabilmente non sarà più nel prossimo futuro, tra destra e sinistra, ma tra due concezioni dello Stato agli antipodi: centralismo socialisteggiante quello grillino e federalismo produttivista quello leghista. D’ora in avanti la contesa secondo Francesco Alberoni, sarà tra la neoideologia anarcoide della rete teorizzata da Casaleggio senior ed il senso pratico del leghismo che trova nel duro lavoro le risposte risolutive alle crisi sociali ed economiche. La sinistra è andata fuori gioco. Da quando supina ha accettata la globalizzazione ed il gioco in campo aperto del capitalismo finanziario, la sinistra non è riuscita a trovare nuove parole d’ordine per governare e si è alienata quelle stesse masse popolari che un tempo sono state il suo terrono ideale di consenso, puntualizza il prof. Marco Tarchi. Lavoro e sicurezza dunque, è l’unico programma di governo possibile se s’intende rispettare la volontà popolare pronunciata nelle urne. Il solo Governo politico plausibile venuto fuori dalle consultazioni del 4 marzo secondo l’analisi di Pietrangelo Buttafuoco, è un Governo Cinque Stelle con appoggio esterno garantito dalla Lega. Il prossimo dunque, dovrebbe essere il Governo delle forze antisistema, il solo Governo legittimato dalle urne democratiche a cui il popolo sovrano ha dato i numeri per durare cinque anni al termine dei quali, il paese intero otterrebbe un duplice risultato: il definitivo sovvertimento del sistema di soggezione ai poteri forti della finanza apolide che utilizza il braccio regolatorio delle Istituzioni Europee per agire in Italia e l’uscita di scena senza ritorno di Berlusconi che da troppi anni monopolizza il versante conservatore dello schieramento. Di un eventuale Governo PD-M5S, non saprebbero che cosa farsene sia le periferie emarginate del sud che chiedono lavoro, sia la provincia del nord che chiede sicurezza e benessere diffuso. Le urne hanno provveduto infatti a cancellare tanto la retorica dei diritti civili della sinistra, quanto le fantasie mondialiste della sinistra/sinistra.
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