“Per vincere una gara d’appalto bisogna pagare, diciamolo chiaramente. Il sistema è quello che è. E’ un sistema malato. Devi decidere se lavorare e quindi sottostare ad un ricatto od essere costretto a mandare tutti a casa…”. Queste parole non sono quelle pronunciate ieri da Berlusconi che ha derubricato le tangenti a semplici commissioni sugli affari delle aziende che hanno un respiro internazionale. Sono le dichiarazioni rilasciate ad Il Messaggero di Roma a gennaio di quest’anno da Edoardo D’Inca Levis, imprenditore della Breda Menarinubus con le quali denuncia la dazione di tangenti per vincere l’appalto di fornitura per filobus al Conune di Roma. La sostanza non cambia: bisogna pagare, quando però a profferirle è un uomo che ha avuto responsabilità politico-istituzionali e che si candida a riassumerle, quelle stesse parole ci denunciano un inesorabile declino strutturale e culturale del nostro paese. Chiunque potrebbe raccoglierle e rafforzarsi nella convinzione che per avere successo di mercato sia necessario violare le regole. Berlusconi in realtà, non si è nemmono accorto di essere reo confesso lasciandosi sfuggire le modalità con le quali ha concluso i suoi affari e che i giudici hanno già condannato in primo grado. Parla di sé senza avvertirne la gravità. Almeno Bersani ed il PD hanno il pudore di negare. Tutti sanno che in Italia la corruzione è sistemica ed anche per questa ragione i capitali d’investimenti stranieri si tengono lontani perché non ci stanno a pagare il pizzo ed a dover competere slealmente coi furbi. Le recenti vicende di Finmeccanica, Eni, MPS ci squadernano i conflitti e gli abusi di un regime politico-economico marcio, che sta precipitando l’intera nazione nel caos perché inesorabilmente avviato al tramonto. Alla stessa Giustizia lenta, di classe, non è restato altro mezzo per far fronte al crollo dissennato di tutti gli argini sociali che un tempo impedivano al malaffare di dilagare, che la custodia preventiva molto spesso, il solo periodo di carcere ai quali corrotti e concussi non riescono a sottrarsi. I giudici devono ritornare a fare i giudici, non è pensapile che l’Ordine Giudiziario trasmigri in massa nell’Ordine Legislativo. Se quel filo di credibilità che ancora li sorregge dovesse recidersi, sarebbe il disastro per le vittime cioé, per tutti noi.
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