Ci scusi Obama, ma è sull’orlo di una crisi di nervi

Non parla in nome nostro, ci scusi Mr. President Obama. Sono tanti gl’italiani che sulla bacheca Facebook di Obama si sono dissociati dal quadro catastrofico della giustizia che Berlusconi gli aveva riferito quasi a voler giustificare con i leaders internazionali le prossime critiche che gli verranno dalla stampa mondiale alla controriforma della Giustizia che ha in programma e che spera di approvare grazie alla nuova maggioranza scilipotiana. Maggioranza solo parlamentare sia chiaro, come stanno a dimostrare i risultati delle elezioni amministrative. Maggioranza trasformista di chi ha ha fatto del Parlamento un mercato. Gl'italiani hanno voluto spiegare di "persona" ad Obama che Berlusconi NON parla più a nome nostro e che i suoi problemi personali NON sono i problemi della nostra nazione. Le sue sofferenze personali come prova a giustificare Frattini, invece NON sono le sofferenze dell'Italia la cui priorità NON è certo quella della Giustizia ma dell'economia. Rigetta e prende le distanze, il sottosegretario Daniela Melchiorre si dimette. Il punto però sarebbe quello di trovare in Parlamento, tra le forze politche tutte, un momento di discussione oltre gli steccati per chiarire se una nazione moderna possa reggere ancora a lungo le iniziative ed i metodi personali di un soggetto in evidente affanno degli anni che allaccia rapporti con i Capi di Stato stranieri come fossero compagni di merenda coi quali confidarsi ed ai quali rimettere le proprie ansie. Se in un simile atteggiamento non si debba cogliere un segno d'insana condatta e correre ai ripari salvaguardando innanzitutto il destino della Nazione prim’ancora che quello di maggioranze rabberciate figlie di vuoti formalismi e rituali parlamentari.

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