M5S. Perché l’assessore De Dominicis sottoposto ad indagine giudiziaria viene fatto dimettere e l’assessore Muraro della Giunta Raggi indagata anch’essa, resta in carica? Perché il sindaco di Parma Pizzarotti è sospeso dal movimento per ritardata comunicazione ai vertici di una indagine a suo carico ed invece resta saldo al suo posto il sindaco di Livorno Nogarin? Se la magna carta non-statuto del movimento vieta espressamente l’istituzione di organi direttivi, dove trovano legittimità i poteri esercitati dal direttorio nazionale e dai mini direttori, dagli staff e dai vari gruppi comunicazione? Non siamo perfetti ha scritto Beppe Grillo in una lettera-indirizzata-ai-cittadini cinquestelle pubblicata dal Corriere della Sera. Solo i dittatori sono perfetti, si giustifica il fondatore, garante e capo-politico del movimento invitando tutti all’unità per resistere agli scossoni portati dai peggiori romani alla stessa credibilità del movimento nato al fine d’impedire l’avvento del fascismo (sic). Anzi, Grillo si dichiara pronto a restituire i voti se solo si potesse pur di ripagare la fiducia tradita degli elettori, ma non si può ed allora lasciamo che le cose facciano il loro corso ed andiamo avanti, chiosa. Come numerosi altri, anche il caso Roma finirà tra i precedenti a fare giurisprudenza interna al complesso, variegato ed all’occorrenza contraddittorio corpus-iuris-grillinum. Copiose sono le fonti del diritto grillino infatti e tutte discendono dalla carta fondamentale del NON STATUTO, scritto da Casaleggio senior buonanima, a quattro mani con Grillo e dagli stessi approvato che però non esclude la possibilità che le fonti secondarie abbiano forza di norma per contraddirlo. Proseguiamo con ordine. Il NON Statuto gemma lo statuto-costitutivo del Movimento 5 Stelle, sottoscritto dal Notaio. Lo Statuto dell’associazione smentisce un principio politico cardine del M5S e cioé, quello che i rappresentanti ed i Parlamentari del Movimento non sono liberi di esprimere i loro voti in dissenso dal Movimento pena l’espulsione. All’articolo 3, lo Statuto con validità legale nella Repubblica italiana, si uniforma alla Costituzione: nero su bianco afferma al contrario che i “parlamentari non hanno vincolo di mandato”! Dallo Statuto notarile dell’associazione ha preso corso un’altra fonte primaria di diritto a cinque Stelle: il regolamento che disciplina gli aspetti più squisitamente tecnici-organizzativi del Movimento e istituisce il Consiglio direttivo composto da Grillo, dal nipote e dal commercialista soci fondatori in apparente nuova contraddizione col NON Statuto che invece non prevede organismi rappresentativi diversi dalla volontà della rete espressa in clic dagli iscritti. Al NON Statuto, allo Statuto ed al Regolamento seguono una serie di fonti secondarie di diritto grillino denominati “codici di comportamento”, documenti in forma scritta la cui natura giuridica potrebbe essere assimilata a quella dei “contratti di diritto privato”. Valga per tutti l’esempio del codice di comportamento-dei-candidati cinque stelle alle Amministrative del Comune di Roma. Con lo strumento dei codici di comportamento si sono introdotte le pesanti penali pecuniarie a carico degli eletti che dovessero trasgredire il vincolo di mandato. Vincolo espressamente escluso dallo Statuto dell’Associazione di cui Grillo è legale rappresentante e gestore del simbolo. Caso unico in cui una norma derivata assurge a rango giuridico di norma primaria preminente. Per capirci è come se un Decreto Ministeriale potesse disciplinare l’attuazione di una Legge in difformità ai principi generali della Legge medesima o peggio essere viziato di incostituzionalità. Sarebbe nullo. Vale a significare privo di effetti, come mai emanato. Non meno rilevanti nel complesso sistema sono le fonti non scritte di diritto grillino cioé, quelle consuetudini che nel corso degli anni si sono consolidate fino a divenire riferimento ordinamentale della vita interna del Movimento come le valutazioni personali di Grillo emesse a titolo di garante e che hanno sentenziato l’espulsione dei Favia, dei Tavolazzi, della Rosa Capuozzo sindaco di Quarto e tanti altri. Non vanno trascurati infine nel variegato sistema di diritto grillino, gli atti dei Casaleggio padre ed erede che hanno concorso e concorrono a determinare l’indirizzo culturale, organizzativo e non ultimo politico generale del movimento: sistema informatico di gestione documentale, video, pubblicazioni, scritti ed opere tutte da tenere nel debito conto e da prendere a riferimento per quanti, iscritti e rappresentanti, desiderassero avanzare una proposta. Si noterà come anche solo il breve scorcio delle fonti di diritto grillino delinea un movimento che se nelle aspirazioni nasce per favorire e promuovere la democrazia partecipata contro le lobby dei vecchi partiti e per scongiurare l’avvento di una nuova dittatura, nella pratica dell’agire politico rivela di avere un unico verbo precettivo scolpito nelle pagine del blog dal suo profeta alla stregua di un dogma di fede. Se proprio dovessimo scegliere, tutto sommato converrebbe trascurare il profeta e restringere la scelta tra dittatura e partiti corrotti.
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