Lenin tradusse in pratica Statuale la teoria politica e sociale di Marx ed Engels. Nacque così in soli quattro anni l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), destinata a fare la storia ed a rappresentare il faro di ispirazione per i movimenti operai internazionali. Quella che almeno nelle intenzioni voleva essere una nuova società con a fondamenta l’eguaglianza e l’emancipazione della classe lavoratrice, dopo settanta lunghi anni finì per mandare fallita la sua missione sotto il peso di una feroce utopia che aveva represso le libertà e le intelligenze condannando i popoli tutti nella sua sfera d’influenza, alla miseria più nera. Ecco, la storia contemporanea della Unione Europea non solamente sul piano economico, ma soprattutto su quello ancora più stringente della società, denuncia delle pericolose analogie con la vecchia Urss. Tecnostrutture elitarie “filosofico-politiche-economiche” si sono arrogate il compito di mettere artificiosamente insieme tradizioni e culture inconciliabili da ogni parte del mondo; teorizzando ed inventando diritti si sono date l’obbiettivo di forzare i processi spontanei di maturazione ed incontro tra i popoli. I nuovi obblighi unilaterali sui quali convergono gli interessi della finanza speculativa e le punte avanzate del progressismo astratto, non hanno riscontri nelle fonti primarie del diritto naturale eppure, sono presentati come la meta agognata di una terra promessa che starebbe per essere raggiunta da una civiltà evoluta che ha smesso di combattere per diventare buono esempio di convincimento e persuasione. Come sempre la realtà s’incarica di smontare la teoria quando questa non poggia sugli elementi scientifici che tengono nel debito conto l’antropologia umana costringendo gli uni a regredire e gli altri a vivere in contesti estranei ai propri sentimenti e convinzioni profonde, indelebili, trasmesse per via emulativa dal seno di gruppi omogenei che si riconoscono perché di fatto prossimi all’uomo incorrotto, all’ottentotto che si sente felice quando può vivere nel suo stato di beatitudine naturale piuttosto che rinchiuso in una architettura finalizzata alla cancellazione delle volontà e dei tratti distintivi. Un’osservazione più chiara nel merito, che forse non a caso sembra sfuggita alla gran cassa dei media che fanno opinione utilizzati alla stregua di strumenti d’implementazione delle teorie di cui abbiamo accennato, ci viene da un insospettabile Rutelli, radicale e poi verde e poi ancora margheritino ed infine democratico al quale però va riconosciuta onestà intellettuale e coraggio, considerato i tempi che viviamo: “il punto di equilibrio di una comunità non può essere alzato fino al limite in cui l’integrazione diventa disintegrazione”. E continua, passando dal momento teorico alla pratica concreta dei fatti: “l’Africa avrà presto due miliardi di abitanti, a fine secolo saranno quattro a questi ritmi” di crescita demografica, “non possiamo immaginare che il recipiente Europa possa assorbire tutti i migranti economici”. “L’accoglienza non è un mantra astratto”, gli “squilibri portano alle fratture“. Abbiamo ancora delle possibilità. La civiltà europea, quella che ha fatto duemilacinquecento anni di storia, può ancora salvarsi. Dobbiamo resistere alla manipolazione in atto, pervasiva al punto da incunearsi nelle coscienze soggettive come mai alcun regime dittatoriale ha osato, depotenziando ed annullando ogni difesa e carica reattiva in nome di diritti inventati imposti ai popoli europei come dogmi indiscutibili che non vanno messi ai voti, ma nei quali si crede per fede, esattamente come nella Russia di Stalin, per tornare alle analogie. E così come dalle ceneri dell’Urss nel 1989 uscirono fuori le nazioni ed i popoli che covavano ardore di libertà ed azione forti del diritto ad esistere nella storia lungamente negato e disconosciuto, a Nizza la sera della strage dove hanno perso la vita abbattuti dagli esiti di un esperimento sociale fallito ottanta innocenti tra cui cinque italiani, Franck, l’ultimo europeo che credevamo morto e che invece ancora vivo, è uscito dalle macerie dei diritti inventati per lanciarsi a mani nude in difesa di noi tutti. Messa al sicuro la moglie, Franck che ha due figli, ha rincorso il camion guidato dall’assassino Bouhlel, irriconoscente immigrato tunisino. Pronto a morire per noi lo ha raggiunto, è salito sul predellino ed aggrappato al finestrino ha sferrato i suoi ganci a pugno chiuso in pieno volto dell’ammutolito traditore assassino. Fortuna nostra ha voluto che la pistola del verme si sia inceppata. Noi rincoglioniti e confusi che dobbiamo la vita a Franck, possiamo almeno aiutarlo a ricomprare il suo motorino che ha sacrificato per fermare il camion assassino guidato dal tunisino Bouhlel sui marciapiedi della Promenade de Nice.
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