De Magistris ritorna da New York e nun vò fa l’americano

deMagistris-deBlasioE’ raggiante Giggino, il New York Police Department non gli ha girato le spalle come al suo amico sindaco Bill De Blasio anzi, ringrazia tutti per l’accoglienza ricevuta nella grande mela. I due capitati forse per caso in America perché avrebbero potuto vivere tranquillamente anche nella Mosca di Brežnev od all’Avana di Castro par di capire, hanno tali e tante affinità elettive d’aver annunciato la rivisitazione a quattro mani del manifesto di Marx ed Engels entro l’estate. Sarà una nuova “piattaforma programmatica contro le diseguaglianze, per i diritti civili che guarderà all’ immigrazione ed al meticciato come a valori del nostro tempo”.  Sarà dunque altro dalle storiacce dei Maroni, dei Toti e degli Zaia. Nessuna paura, accogliere tutti, accogliere sempre per non cadere negli stessi errori. A questo punto della conferenza stampa tra i giornalisti seduti, è girata voce che forse De Magistris si fosse stancato di fare il Sindaco, ma era un’illazione perché poi il grande DeMa è ritornato sul concetto ribadendo la sua piena convinzione: i napoletani che emigrarono in America ha raccontato Giggino, furono definiti negroidi ed invece, hanno saputo così bene integrarsi nella società americana da raggiungere livelli preminenti di cui Bill evidentemente è uno degli esempi più riusciti. Certo, tra i musulmani che invadono l’Italia ed i poveri emigranti cattolici d’inizio ‘900 chiamati con regolare visto sul passaporto in un’America in piena espansione economica qualche differenza a proposito di paralleli occhio e croce si coglie: non fosse altro che in tema di tolleranze, di accettazione delle diversità, di rispetto per le altre Fedi, di propositi d’integrazione, dettagli trascurabili tutto sommato, come quello di poter esporre un Crocefisso o mangiare carne di porco pur di sfamarsi. L’uniformità di vedute con Bill non si ferma però alla cultura, prosegue anche in campo economico ha tenuto a sottolineare il grande DeMa. Eravamo nel 2012 e De Magistris dichiarava che il capitalismo era oramai giunto alla sua fase terminale. Siamo nel 2015 e di fronte alla statua della libertà forse sorpreso da un riflusso di soggezione e deferenza all’un tempo, De Magistris ha ridimensionato un pochino le sue previsioni affermando sicuro sorretto dal suo amico Bill, che il capitalismo è in crisi strutturale confondendo la crisi del debito sovrano con il ciclo distruttivo congiunturale del capitalismo rigeneratore, caposaldo dell’economia yankee. Insomma, l’America dei diritti civili gli è piaciuta, quella del benessere e delle opportunità per tutti secondo i propri meriti e capacità, un pò meno. Luigi De Magistris nun vò fa l’americano, proprio non gli riesce…

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