La democrazia in Italia ci costa 4,6 miliardi di euro all’anno ed impiega 1,3 milioni di persone in maggioranza senza né arte, né parte. Elevati i costi e numerosi gli operatori che traggono vantaggi dalla cosa pubblica se comparati a quanto spendono gli altri paesi europei ma soprattutto senza restituire un servizio della politica efficace ed efficiente. Perché la politica possa riappropriarsi del prestigio e dell’autorevolezza perdute, deve compiere uno sforzo per autoriformarsi e non arroccarsi come in una fortezza inespugnabile pena il rovescio verso al dittatura. Dimezzare le componenti, cancellare i duplicati delle funzioni amministrative non sarebbero decisioni populiste se si pensa alla riduzione a cascata che deriverebbe dall’eliminazione degli apparati di segreterie, staff e consulenze pleonastiche di cui dispogono ogni poltrona sorattutto degli enti locali e negli enti da questi generati per trovare una sistemazione ai trombati senza reddito.
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