Di Maio imbarca Forza Italia nel Governo solo in cambio della buonuscita di B dalla politica

Il Governo si farà, non prima dell’estate però. Dal Colle lasciano trapelare che Salvini e Di Maio sono già d’accordo, ma attendono che le Regionali prima e soprattutto i sette milioni di italiani chiamati a votare per i Comuni il prossimo 10 giugno, sedimentino nelle urne il nuovo bipolarismo Lega/M5S. Nel frattempo, il Parlamento uscito depurato del vecchio sistema eurucentrico PD/Forza Italia il 4 marzo ultimo scorso, approverà alcuni provvedimenti di immediato favore popolare e la cancellazione dei vitalizi. Tutto si potrà fare con il consenso della maggioranza degli italiani, resta però ancora da verificare la tenuta dell’intesa dell’esecutivo pentaleghista in gestazione e la sua capacità di risposta alla nuova letterina minatoria recapitata dall’Europa proprio nel mentre che gli italiani si recavano ai seggi per mandare a monte i piani di sottomissione preparati dai criptosauri franco-berlinesi. In parole povere, quale che fosse il nascituro Governo, smaltiti i postumi della sbornia elettorale, Bruxelles ha ordinato che l’Italia, per forza o per buona voglia, dovrà irregimentarsi nei vincoli di bilancio e di abbattimento del debito con tagli di spesa o maggiori entrate. E qui si parrà la nobilitate del MatteoLuigi. Il timore di una metamorfosi della protesta non è poi così lontano dal potersi realizzare sotto la morsa del ricatto finanziario. Scotta ancora infatti, sulla pelle dei greci, la conversione inverosimile di Tsipras dal favore delle masse, al patto con le diaboliche istituzioni monetarie. Molto è nelle mani del giovane Di Maio che in Italia sembra tenere il punto: nelle ultime ore pare abbia maturato l’idea di piegarsi alla democrazia dei numeri  imbarcando Forza Italia nell’esecutivo pentaleghista in cambio della buonuscita di Berlusconi dalla politica. Lo attendono però prove molto dure in Europa dove le sirene macroniane suonano dolci e soavi alle orecchie di un giovane frastronato dalla notorietà improvvisa. Dovesse impuntarsi per esempio, sulla poltrona di Palazzo Chigi, l’Europa sarebbe ben felice di aprire le porte ad un Governo Maduro per l’Italia che rimetta in gioco la banda dello ius soli sconfitta nelle urne, per la gioia delle boldriniane e dei fichiani terzomondisti de’ noi altri.

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