Disillusi dal libero mercato

La bocciatura delle privatizzazioni ai referendum segna la disillusione degli italiani per il mercato. Gl’italiani hanno dimostrato di aver superato il fideismo nella libera concorrenza sempre ed ovunque e vogliono poter scegliere quanto dell’economia debba essere lasciata al mercato spinto, cosa al mercato temperato e quando è il caso di lasciare alla gestione pubblica perché negli ultimi 20 anni la finanza ha operato il più grande travaso di ricchezza dallo Stato cioé, le tasche di tutti, alle tasche dei pochi col solo risultato di aver procurato l’innalzamento delle tariffe, la precarizzazione del lavoro. Restano poi delle domande ancora senza risposte convincenti: l’incasso delle grandi privatizzazioni ENI, ENEL, AUTOSTRADE, TELECOM, IRI ecc. non doveva essere destinato ad abbattere il debito pubblico? Perché ciò non è accaduto? Il lassé faire non doveva essere un’opportunità per diventare tutti più ricchi ed allora come si spiega che le famiglie già ricche sono diventate ancor più ricche secondo i dati Istat ed i poveri ancor più poveri? E’ anche vero che negli anni ’50 eravamo tutti più poveri di quelli che oggi si dicono poveri. Ma la povertà è figlia della ricchezza innanzitutto, perché quando i ricchi sono in gran numero fanno innalzare i prezzi e poi perché il meccanismo dell’invidia sociale imposto dal modello di sviluppo che induce a rincorrere traguardi successivi, finisce di prefigurare per l’uomo un orizzonte d’infelicità inevitabile.

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