La Tunisia durante la dittatura era un paese occidentale sotto il profilo sociale e civile, nel senso che alla donna era riconosciuta parità di diritti con l’uomo. Poi si è ribellata ed ha cacciato il tiranno, ma dopo la primavera subito l’inverno è arrivato per le donne tunisine. Inevitabile vista la piega integralista che hanno preso gli eventi, l’ennesima delusione per le anime belle delle rivoluzioni multiculturali nostrane. I segnali già si erano manifestati quando ancora in Europa si guardava con ingenua simpatia ai processi di liberazione dei paesi nordafricani: la rivoluzione istituiva il comitato per la promozione della virtù e la prevenzine del vizio, nella sostanza una polizia religiosa che assale per strada le donne senza velo. Dopo aver vinto le elezioni democratiche, con l’aiuto occidentale la rivoluzione si è ben sentita accreditata ed ha istituito in Tunisia una commissione parlamentare per modificare la Costituzione. Morale della favola, stanno per essere votati dal Parlamento tunisino alcuni emendamenti che riportano indietro l’orologio della storia relegando le donne ad una posizione subalterna se non proprio di asservimento. Ad esse NON sono più riconosciuti pari diritti ma “complementarietà” nell’ambito della famiglia e condizione di “associata” all’uomo nel contesto della vita civile. Un bel passo avanti non c’è che dire verso l’emancipazione delle donne che qui da noi si battano con tenacia grazie al fatto che sono garantiti come giusto tutti i diritti, per l’accoglienza, l’integrazione, il sostegno, la cura, di ogni sorta di barbaro oscurantista riesca a mettere piede sulle coste della nostra Italia. E gioiscono ad ogni permesso, ad ogni riconoscimento, ad ogni cittadinanza strappata spesso con la frode e l’inganno alle autorità democratiche della civilissima Europa nella quale l’Italia a pieno diritto deve vivere. Non mancano i casi di saladini che fanno conoscere la loro ferocia dopo matrimoni misti con anime pure indigene in cerca d’amore e che magari pentite per aver “sbagliato”, si rivolgono al Governo perché le aiuti a riabbracciare figli rapiti, figlie mutilate, o di quelle che i affidano alle Organizzazioni di assistenza per lenire i dolori delle troppe percosse ricevute. Le cronache dei giornali sono piene di episodi incresciosi che si potrebbero evitare se le santarelline dell’uguaglianza imparassero a sbollire i loro entusiasmi incomprensibili nell’ampia e variegata galassia delle “chiese Cristiane”.
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