Le idee economiche di Mario Draghi sono note: capitalismo liberale; Europa; mercati globali. Quella che è meno nota all’opinione pubblica, è la sua dimensione politica. Draghi, è più politico di quanto si possa immaginare, scrive De Bortoli. Alcune delle sue idee economiche, riuscirà sicuramente a tradurle in pratica, altre, sarà costrette ad abbandonarle per le resistenze all’azione di Governo che inevitabilmente i partiti porranno in essere. Sarà nei rapporti con la maggioranza che si prefigura dalle dichiarazioni d’intenti, che potremo misurare l’indice politico del banchiere globale. Sarà capace di fare tutto quanto il necessario per l’abolizione di quota 100 in tema previdenziale e superare i problemi della Lega? Farà tutto il necessario per ridimensionare il reddito di cittadinanza e superare i problemi posti dal M5S? Sarà in grado di fare tutto quanto il necessario per tagliare i sussidi alle aziende decotte che non hanno prospettive di mercato e superare i problemi del PD ed anche del M5S se pensiamo ad Alitalia, ad esempio? Idem ci si chiede per la riforma della istruzione ed in particolare della Università, Draghi immagina Atenei votati alla competizione concorrenziale ben lontana dai laurifici disegnati dal PD. Da questo primo giro di consultazioni quindi, parrebbe dalle indiscrezioni trapelate, essere venuto fuori il Draghi che non t’aspetti: normalizzatore di Lega e 5 Stelle. Nei colloqui a quattrocchi tra il banchiere ed il comico genovese, i grullini hanno dovuto fare i conti con la realtà oggettiva delle cose. Voteranno la fiducia al Governo della BCE, contro la quale hanno costruito nel corso degli anni le migliori fortune elettorali che un Parlemento avesse mai riservate ad un Movimento antagonista del sistema. I grullini saranno costretti loro malgrado, dal Draghi politico, a mandare in pensione anticipata il primato della volontà popolare e la democrazia diretta sulle tecnocrazie degli apparati finanziari. Non di meno è accaduto alla Lega che da sovranista, è ritornata Lega nord e promette fiducia a Draghi pressantemente sollecitata dal coacervo di interessi industriali ed imprenditoriali dei bauscia che puntano a riallacciare la rete di relazioni affaristiche europee. Si ricomporrà quindi con il Governo Draghi, il quadro politico-economico pre-populista con la Meloni unica patriota portatrice dei valori sovrani nazionali garantiti dalle tradizionali clientele di riferimento meridionalista ereditate dal MSI prima, poi AN. Il lavoro sotto traccia compiuto da Giorgetti, l’eminenza grigia del leghismo varesino sul capitano, già sovranista oggi riconvertito al nordismo di ritorno, ha finito per spiazzare anche il PD che con il Salvini patriota aveva vissuto di rendita e di Governo. Non meno gravi sono i danni procurati ai grullini dalla riconversione bossiana di Salvini ispirata dal Giorgetti pensiero, la prospettiva di convivenza nello stesso Governo con Berlusconi, sta facendo maturare dietro le quinte, una scissione che fino a Draghi, sembrava una ipotesi remota.
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