Dura lex, sed lex

dura lex sed lexIn Italia vige una dura legge di cui la sinistra NON vuole prendere atto nemmeno dopo l’ennesima sconfitta alle ultime elezioni politiche 2013: NON è maggioranza, NON ha i numeri per vincere le elezioni al Parlamento nazionale. Gli elettori che si riconoscono nel partito che fu PCI-PDS-DS e che oggi si chiama PD, sono in numero minore di quelli che si riconoscono nello schieramento avverso, anche quando questo è diviso. Dura lex, sed lex ed a poco serve rimescolarsi anzi, c’è il rischio che lasciarsi calamitare a sinistra porti il PD sul rogo della democrazia dove sono gli elettori inesorabili a determinare chi è l’avversario politico. Prova ne sia che alle ultime consultazioni la maggiornaza degli italiani piuttosto che votare a sinistra, ha votato Grillo di fatto determinando il terzo, incomodo polo cui inutilmente avevano aspirato Fini, Rutelli e Casini. Gli ultimi sondaggi della Ghisleri che hanno ringalluzzito Berlusconi infatti, vedono un PDL in buona salute perché è ricominciata la migrazione del trenta per cento di grillini di area centro-destra verso le amate sponde della natia patria. Il rottamatore si trova a dover percorrere dunque un lunghissimo sentiero non del tutto inesplorato per emancipare il PD come fu per i laburisti inglesi di Tony Blair, costretto ad aspettare che maturassero gli eventi prima di riuscire ad emarginare i troskisti e prendere la guida del partito.

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