Vivreste voi italiani sotto una tenda dove si gela d’inverno e non si respira d’estate? Chiedeva un giovane immigrato della Guinea ospite a Bresso (MI), nella tendopoli allestita dalla Protezione civile. Si sta meglio in albergo, io ho 19 anni e qui sono invecchiato denunciava il ragazzo all’inviato del Corriere che era andato a verificare le “condizioni inumane” in cui erano costretti i giovani ospiti trasportati al riparo sulle sponde sicure ed accoglienti della nostra penisola. Anche per noi cattivoni senza cuore rimane difficile dargli torto. Aria condizionata, pasti serviti al tavolo, wi-fi e TV al plasma in hotel aiutano senz’altro a sopportare il male di vivere. Da soli comunque non bastano, dopo un pò lontani da casa viene la noia e si pretende di meglio. Anzi, spesso la nostalgia della terra d’origine abbandonata e lontana prende forte fino ad accusare della propria infelicità chi è stato generoso con noi ed ha provato a offrirci quanto poteva. Le tende sono in ogni caso il duro e certo destino che attende i cittadini di Amatrice, Accumoli, Arquata di Tronto e gli altri paesi colpiti dal terribile terremoto di questo fine agosto 2016. I soccorritori della Protezione Civile cominciano a farlo intendere agli sfortunati nostri concittadini dell’Appennino centrale. Gli esperti calcolano che passeranno tra i 10 ed i 15 anni prima che possano ritornare a vivere nei loro borghi natii nel frattempo Don Cesare Donati, parroco di Santa Maddalena a Boissano (Savona), con il Suo post su Facebook ha sollevato la nostra anima dai rimorsi da cui siamo assaliti. Noi, insieme a pochi altri per fortuna, alla notizia delle tende riservate ai terremotati abbiamo fatto subito cattivi pensieri ed associato la scarsità di risorse alle spese ed agli sprechi dell’accoglienza e siamo caduti in tentazione. Abbiamo peccato d’accidia. Le poche righe pubblicate da Don Cesare ci hanno però aiutato a farci comprendere che al Buon Cristiano in ogni caso non possono difettare ragione e buon senso. Se la nostra casa è crollata, vuol dire che non abbiamo più camere per gli ospiti e forse il Buon Dio che è nei Cieli, sarà disposto a perdonarci se sospendiamo per qualche tempo i nuovi arrivi in attesa che tutti i terremotati dell’Emilia, dell’Abruzzo ed ora anche delle Marche e del Lazio, abbiano sufficienti risorse disponibili per completare la ricostruzione delle loro case e magari allestire nuove camere da destinare agli ospiti più belle e più grandi che pria. Tra i cattivi senza cuore s’è trovato suo malgrado anche quel tal Bertolaso che ultimamente in Patria non ne imbrocca una giusta e che si è trasferito in Sierra Leone, Africa Occidentale, sulla costa dell’oceano Atlantico dove mancano i medici, a curare i bambini perché penso, ha riferito, che bisogna aiutarli a casa loro. E nel mentre che era intento a prodigarsi per la salute dei piccoli africani ha avuto la sventura di chiarire al telefono il suo pensiero da esperto ex capo della Protezione Civile: inaccettabile tenere i migranti in albergo ed offrire le tende agli sfollati. Gli amatriciani devono essere considerati cittadini di serie A. Con questo Bertolaso si è giocata ogni possibilità di ritornare sulla scena in Patria e pensare che un tempo era stato capace di passare dalle grazie di Prodi a quelle di Berlusconi senza che nessuno battesse ciglio. Era infatti considerato il solo operativo in servizio che avesse la necessaria bravura per uscire dalle emergenze. Oggi giornali, politici e commentatori gli hanno voltato le spalle. Qualcuno però che ragiona anche tra i laici, come abbiamo visto ancora si trova. E’ questo il caso del direttore del TEMPO Gian Marco Chiocci, il secondo dei due quotidiani italiani che hanno cercato di sfregiare l’affresco della retorica buonista chiedendo con forza al Governo, alla politica e soprattutto a tutte le altre energie solidali in campo, di essere risoluti come per i migranti. Di ritrovare quella stessa perentoria efficienza che gli apparati dello Stato italiano garantiscono al rispetto dei diritti umani delle genti di ogni parte del mondo coordinando soccorsi, requisendo case, approntando assistenza e soggiorni confortevoli anche per i nostri strapaesani cafoni!
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