Serpeggia un forte malessere in larghe fasce della popolazione, tra quelle che maggiormente hanno sofferto la crisi economica e che patiscono sulla loro pelle la sottrazione di ingenti risorse allo Stato sociale per finanziare gli aiuti agli ultimi arrivati. Nel paese si registra una tensione montante che rischia seriamente di trasformarsi in rivolta contro gli immigrati. A lanciare l’allarme già a febbraio 2017, non erano stati i titoli dei giornali per tirare le vendite, ma direttamente i Servizi di informazione per la sicurezza della Repubblica che nella loro ultima relazione al Parlamento rilevano circostanze e motivi che fanno comprendere gli umori reali del paese. La gente comune non capisce la maniera tollerante di procedere del Governo davanti agli incresciosi episodi di violenza e disagio manifestato dagli immigranti. La gente non ha solamente paura del terrorismo, ma è anche preoccupata della lenta metamorfosi sociale indotta dai nuovi arrivi. Mutamenti che vengono percepiti alla stregua di un restringimento progressivo ed inesorabile, del tradizionale campo di azione civile e consolidata modalità espressiva prima ancora che relazionale, delle comunità autoctone. L’esigenza più avvertita in questo frangente della storia italiana, è quella di avere un Governo determinato a dare risposte ispirate alle soluzioni dei problemi piuttosto che a concedere maggiori spazi di manovra ai fattori di instabilità ed insicurezza nella convinzione rivelatasi errata alla prova dei fatti, che questi possano autonomamente ritagliarsi uno spazio di adattamento e rassegnata accettazione della nuova condizione. La gente comune, quella maggioranza di lavoratori “ignoranti” di cui è composto un paese, fa fatica a comprendere ad esempio, come si possa coniugare la legalità formale di un Decreto di espulsione con la permanenza indisturbata di uno stesso soggetto indesiderato sul territorio dello Stato. L’analisi dei Servizi, consente facilmente di farci risalire all’origine dei toni preoccupati dal sen sfuggiti, a Domenico Minniti, detto Marco, il comunista figlio di un eroe volontario della guerra di Spagna. Toni che tante crisi di coscienza hanno procurato alla sinistra sofistica di governo, come alla sinistra problematica di accoglienza. Eppure, bisognerebbe sapere che nella vita di tutti gli Stati, ci sono momenti ineludibili nei quali bisogna fare le cose che si devono fare. Infischiarsene del consenso della propria parte politica ed ottenere risultati concreti a beneficio dell’intera comunità nazionale. Fanno così i servitori dello Stato, vivono e lavorano nell’ombra incuranti degli umori volatili dei corridoi e delle aule.
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