Il Movimento 5 stelle che ha il suo megafono in Grillo è riuscito a drenare consensi che andavano alla Lega nord e stando ai risultati delle ultime amministrative, si caratterizza ancora come movimento territoriale che segna il suo incontestabile successo nell’area settentrionale del nostro paese. Al sud infatti, Grillo ha cozzato contro la tradizione clientelare dei partiti strutturati che affonda le sue radici nella subcultura del favoritismo e rinvia all’assistenzialismo di Stato ogni istanza di sviluppo cristallizzando la società, impedendogli di liberare le energie migliori. Questo sistema di scambio ha garantito per mezzo secolo la partitocrazia che nella annosa questione meridionale ha trovato il terreno fertile sul quale piantare le radici profonde del suo consenso fino ad essere quasi acquisito al patrimonio antropologico delle gente del sud che preferisce alla garanzia delle libertà fondate sulle certezze del merito, la facile scorciatoia della compromissione. Ci sono però alcuni risvolti programmatici del M5S alla base del mancato successo al sud che gli analisti non sono riusciti a cogliere nella proposta di Grillo la quale non poteva attecchire nel sud e ci riferiamo a quelli aspetti di cultura civile e di costume per i quali evidentemente è del tutto assente il substrato comportamentale proprio di una moderna civiltà avanzata. Basti pensare al miraggio proposto dei “rifiuti zero” ad esempio in alcune realtà metropolitane, dove la cronaca ci restituisce quotidianamente episodi di consuetudini sconvenienti delle quali non si può pretendere di non tener conto nell’implementazione di soluzioni concrete sul campo. Non è esclusivamente una faccenda di diritti ma di soluzioni che obiettivamente NON sono proponibili a certe latitudini.
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