Il Papa che parla male della sua Chiesa piace molto, in particolare piace a quelli che più sono lontani dalla Fede. In una certa misura a Francesco pesa essere prigioniero del suo trionfalismo mediatico, sente però di aver intrapreso la strada giusta ed ha deciso di perseverare nonostante le forti resistenze dei Cardinali che lo accusano di essersi spinto oltre il mandato di rinnovamento ricevuto dal Conclave straordinario seguito alle dimissioni di Benedetto XVI, che peraltro ha respinto alcuni Cardinali che si erano andati a lamentare presso di lui, come riferito dallo stesso rammaricato Bergoglio. Per comprendere Francesco bisogna tener conto delle sue origini latino-americane e dell’ascendente che esercita sulla sua dottrina, la cultura propria dei Gesuiti, pellegrini tra i continenti inviati da Sant’Ignazio di Loyola. La sua è una teologia della liberazione che punta all’integrità dell’uomo, depurata da ogni commistione marxista. Francesco vuole raggiungere direttamente il “pueblo”, superando l’intermediazione della Curia che l’avrebbe cloroformizzato come accaduto ai suoi predecessori. Francesco non pretende di avere una visione organica della Chiesa, più semplicemente gli interessa aprire nuovi orizzonti, appiccare il fuoco e non curarsi di spegnerlo. Fedele agli insegnamenti di Ignazio, lascia che sia il tempo a lavorare al risanamento delle ferite. Molti fedeli però restano disorientati da questo nuovo modo di essere Cristiani, molti rimangono sgomenti ed increduli ed avvertono lo sgretolamento progressivo delle certezze sedimentate nel corso dei secoli. Molti non accettano il nuovo approccio misericordioso, quasi a rendere possibile ogni cosa. Concreto è il rischio che si possa scadere nel relativismo. In soccorso di Francesco però, arriva il discernimento, nel senso di una morale che non vale per tutti, ma che viene modulata caso per caso. Oggi che i Cristiani non sono più maggioranza nelle società, il fuoco della misericordia dev’essere il segno distintivo di una vita dura, vissuta nel nome di Cristo. Francesco l’incendiario, di Gian Franco Svidercoschi, a Mix24 intervistato da Giovanni Minoli non nasconde l’arduo compito che toccherà al successore di Bergoglio. Succedere ad un Papa che appicca i fuochi e non si preoccupa di spegnerli, sarà verosimilmente complicato. Ritrovare una rotta morale capace di ricondurre la Chiesa nei porti sicuri di Fede e Preghiera a spegnere fuochi e risolvere dubbi inoculati d’autorità, sarà più difficile che farsi applaudire dalle folle.
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