Quando la democrazia è un bene prezioso solo se nel popolo a prevalere sono le mie idee. Negli ultimi sette lunghissimi anni, la nostra Italia è stata saldamente tenuta nelle mani degli illuminati; quelli dal pensiero splendido, adamantino, universalista, egualitario. Quelli che si battono per la concordia tra i popoli della terra a spese della discordia e della disgregazione sociale tra i propri concittadini. Sapienti che a pancia piena hanno dato sfogo alla loro fulgida intelligenza e teorizzato la morte delle nazioni; i diritti delle minoranze che diventano doveri delle maggioranze; la libertà dei commerci ai quattro angoli della terra; i capitali anonimi da allocare sopra le genti senza scrupoli di sorta. Sono sempre gli stessi magnifici scrittori, giornalisti, politici, finanzieri e maitres à penser che hanno finto di rammaricarsi di fronte agli oltre trecento morti per attentati registrati nella vecchia Europa ad opera del terrorismo di matrice migratoria che ha smentito nel sangue e cancellato nei fatti ogni possibilità di poter dare fiducia alla società multicuturale, modello ostinatamente propugnatoci con ogni mezzo per interessi non difficili da immaginare. Mai un ripensamento. Stile raffinato, i profeti del regresso ci hanno imposto di superare timori e riserve aprendo i nostri cuori, le nostre frontiere e le nostre contrade a quanti pellegrini del dolore in ottima salute, chiedono di saltare la storia e misurarsi direttamente con la società del benessere che è arrivata a riconoscere ai maschi il diritto a partorire ed alle donne il diritto a procreare per conto terzi. Molti, pur nati e cresciuti in Europa, patiscono visibilmente questi costumi inconciliabili con le tradizionali convinzioni profonde. Da qui il disadattamento e l’odio pel diverso infedele da punire e rieducare con la forza del terrore. Un modello teorico di società avanzata, concepita a tavolino dagli espertoni del pensiero nobile, così tanto aperta da rimuovere ogni ostacolo alle differenze quale che fosse la natura di queste ultime. Teniamo sempre bene da conto dunque, la genesi della paura e della diffidenza per gli ospiti imposti in nome del dirittismo umanitario inventato da splendidi ignoranti della natura umana e delle culture dei popoli. Una vera e propria fede incrollabile nel dio onnipotente della globalizzazione, ha fatto invece scattare nell’uomo comune la primordiale reazione di difesa a conservare col voto del 4 marzo, i riferimenti e le poche certezze conquistate con fatica, dolore, sangue, sacrificio e tanta, tanta abnegazione nel corso della storia. Una modalità pacifica per riaffermare l’esigenza primaria di una maggioranza democratica a deliberare soluzioni efficaci dopo aver sofferto i guasti dei sogni trasformati in incubi dalle realtà quotidiane. Rassicurati da vite agiate comodamente condotte, i soloni perbenisti reagiscono scomposti sulle macerie dei confini crollati sotto i colpi incessanti delle illusioni che hanno governato l’Italia e l’Europa dei Junker, delle Merkel, dei Macron alla quale si è unito l’ultimo arrivato Sanchez. Incolleriti dai sondaggi che rilevano la piena adesione della opinione pubblica alle politiche di ritrovato orgoglio, non trovano di meglio da offrire che il loro pane raffermo tirato fuori dalle cambuse delle Ong che gli italiani mostrano di non gradire più. E come potrebbero diversamente pensare di trovare soluzioni idonee ai problemi del mondo intero od anche solamente del continente Africano che conta unmiliardoeduecentomilioni di persone di cui almeno ottocentomilioni si dichiarano pronti a trasferirsi sulla nostra piccola lingua di terra protesa nel Mediterraneo? Non sono mica pazzi gli italiani. Coloro che lo pensano e si adoperano perché ciò accada, in altri tempi si sarebbero detti “nemici” da combattere, oggi forse può bastare dargli degli “avversari” da sconfiggere nelle urne.
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