Eppur verrà il giorno che gli italiani finiranno per erigere un monumento a Virginia Raggi ed allora capiremo che il sacrificio della Capitale cui assistiamo in diretta, non sarà stato invano. Si deve infatti a Virginia, sindaco di Roma, se oggi abbiamo il privilegio di avere una fedele anteprima di quali risultati sarà capace di conseguire un eventuale Governo a cinque stelle. Dai bidoni della monnezza si alza forte il fresco venticello del cambiamento che in pochi mesi ha portato via un assessore all’ambiente, seguito da un assessore all’urbanistica ed ancora uno alle partecipate cui sono andati a far compagnia ben due assessori al bilancio finiti tutti per schiantarsi nel muro dei NO. No alle Olimpiadi e passi, NO ai termovalorizzatori, NO incomprensibilmente però anche alla liberalizzazione dei trasporti pubblici locali in bilico su di un precipizio da 1,3 miliardi di debiti con un buco che ogni anno sprofonda di 400 milioni più in basso. Un destino non a caso comune, da Orte in giù, anche ad altre Capitali. Un grazie sincero viene al sindaco della Capitale anche dai soci della srl e dal padrone del simbolo. Il visino di Virginia fini qui ha coperto le deficienze organizzative del movimento, l’assenza di idee e la mancanza di realismo e concretezza della sua classe di dirigente che spera comunque di potersene servire fino alla prossime politiche. In ogni caso, se la situazione giudiziaria dovesse complicarsi, si sono già approntate le operazioni preliminari per defilarsi e dividere le strade del movimento da quelle di Virginia. I clic sono già pronti a buttarla giù dal sacro blog dove l’accusa di falso non prevede link alla trasparenza. Finché la barca va, la lasceranno andare, ma gli strateghi della comunicazione hanno messo i portavoce in allarme, affrontare le elezioni politiche con una amministrazione immobile ed inconcludente è già difficile, con un processo in corso sarebbe impossibile. Separare il futuro del movimento dai destini del sindaco che confida le riservate alla chat degli amici, diventa una scelta ineludibile. Intanto, eventi ed incontri aiutano a superare i dolori del giovane Casaleggio impegnato nel difficile compito di far digerire il programma stellato alle più svariate categorie sociali che dovranno portarlo al Governo mentre Nugnes e Fico sfoggiano con orgoglio comunista il primo SI, ma allo ius soli contraddicendo le direttive della Grillo and Company.
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