i tormenti di Pulcinella


Da Gentiloni a Meloni, da Salvini a Lamorgese, che cosa volete che ne sappiano della città ribelle? Poco o nulla. Un festival di luoghi comuni e stucchevoli ammonimenti. Sproloquiano di democrazia. C’inflazionano di vergogna che alcuno in realtà avverte. Si schierano solidali con le Forze dell’Ordine pubblico che nella mischia sono risucchiate d’ufficio, ma non sono l’oggetto della protesta. La buttano in camorra, che viene buona per spiegare ogni fallimento, ogni trascurato interesse all’agire politico. Quella di sabato scorso invece è stata la città di sempre. La città che si è sedimentata nel corso dei secoli. Quella città che prova con la minaccia pittoresca della insurrezione a scuotere il potere costituito, ma che in realtà è fragile, scomposta, precaria, costretta a vivere di onesto lavoro nero. La città che propone da secoli gli stessi sterili rimedi ai suoi problemi sociali e culturali ancor più gravi se vogliamo, rimedi immutabili che hanno attraversato le generazioni per stanca emulazione. Una città dove vigono condizioni di lavoro diffuse che a Bruxelles finiranno un giorno per essere considerate competitive forse, buone per i mercati globali ed alle quali a Roma si sono rassegnati, quasi assunte al patrimonio dei saperi e delle vocazioni locali. Di quale camorra parlano? I guappi di cartone scesi dai quartieri armati dei soli botti di Maradona, sono in gran parte dei poveracci che si arrabattono in mille mestieri messi in palio dalla economia informale di sussistenza. L’insurrezione dei tricche-tracche non è stata ispirata dalla criminalità organizzata, bensì indotta da un modello che ha affidato lo sviluppo di una metropoli di tre milioni e mezzo di abitanti alla economia dell’appetito; l’economia dei servizi ai tavoli e del caffé al banco dove lo scugnizzo intelligente cattura il turista di passaggio che sbarca dalle navi crociera con la simpatia del calore umano rappresentato in modalità e forme teatrali. E’ stata questa la città ch’è scesa a Santa Lucia per dire al pulcinella di turno di non prendersi sul serio; di non rinchiuderla in casa; di saper badare a sé stessa; di smetterla di fare il saltimbanco in TV come in rete quanto piuttosto di procurare i letti che aveva promesso in campagna elettorale; di aprire ai privati il servizio dei trasporti pubblici; di mandargli a casa il medico di famiglia per le prime cure.

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