In privato va dicendo ch’è stato Napolitano a buttarlo fuori dal Parlamento, ma non ha fomentato la piazza per accreditarsi come una forza moderata. Sa bene che se l’avesse fatto sarebbe stato isolato ed osteggiato ancor più in Europa come accade alla Le Pen. Non è mai stato un rivoluzionario Berlusconi come vorrebbe far credere, gli interessa il potere in quanto ascendente per gli affari e la politica è un formidabile catalizzatore di affari che neanche la più liberale delle economie riesce ad eguagliare. Il giovane finanziere Davide Serra, quello che contribuisce alle campagne di Renzi, lo stesso che va istigando una nuova riforma delle pensioni, ha sottolineato come Berlusconi non sia un competitore sul mercato globale, ma un imprenditore domestico che non è riuscito a dare alle sue aziende quel respiro internazionale dopo le operazioni fallite di La Cinque e Telecinquo, perché in Europa ed ancor più sui mercati globali non riesce a muovere a suo piacimento le leve giuste che invece in Italia quando non gli appartengono, gli sono culturalmente congeniali e riesce comunque a trarne profitto. In altri termini, NON si può definire Statista perché non lascia a ben riflettere né una eredità materiale, né una eredità morale allo Stato che ha amministrato, non è un De Gaulle e non è stato una Tacher per intenderci. NON si può nemmeno arrogare il diritto di definirsi un liberale perché è riuscito a conservare le sue aziende e ad arricchirsi grazie alla discesa in politica che gli ha evitato il fallimento ed ha permesso di operare in un mercato protetto le sue aziende. Basti pensare agli ostacoli frapposti alle piattaforme di Sky per mitigarne la concorrenza ed alle condizioni umilianti imposte alla RAI. Dunque il suo obiettivo necessario è restare in politica; quella che ha in mente è una campagna elettorale tutta sui temi economici, sulla crisi e sulla spirale recessiva. Gli stessi argomenti sui quali battono Grillo e Renzi a cui si dice convinto di riuscire a riprendere i voti che gli hanno portato via e lo hanno mandato in disgrazia. Grillo e Renzi hanno avuto un ruolo importantissimo ed hanno contribuito in maniera determinante a fiaccarlo. Non c’è spread o manovra di palazzo capace di cacciarlo fuori scena se non gli avessero strappato i milioni di voti che gli sono mancati per sedere ancora a Palazzo Chigi. Nessun Napolitano e nessun Monti avrebbe retto se Grillo ed in parte Renzi non fossero stati capaci di misurarsi con lui lì, dove è sempre stato forte: nelle urne dove il popolo ripone le sue convenienze. I costi della democrazia possono mandare un popolo in bancarotta… E’ il suffragio universale bellezza.
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