Un vero schifo. Uno scandalo che ci vede inermi ed impotenti ma che non possiamo lasciar passare con rassegnazione. Non c’è solamente il Parlamento a rivendicare l’intangibilità delle proprie indennità ma caso unico al mondo, finanche i Consigli di Quartiere si sentono in diritto di assumere iniziative per impedire il taglio delle loro prebende. A recriminare con prontezza è stata la giunta De Magistris per bocca del suo assessore Lucarelli, che solleva problemi di incostituzionalità sulla gratuità della carica di consigliere di quartiere prevista dal Decreto Salva Italia. A suo dire, la manovra Monti impedirebbe con questa misura nientemeno che la democrazia di prossimità, confondendo con tutta evidenza il funzionamento e la legittimità della parcellizzazione amministrativa con la gratuità della funzione. In realtà, l’assessore Lucarelli issa il vessillo della democrazia violata per non ammettere che sono insostenibili le spese di un esercito di consiglieri di quartiere cioé di gente che si lancia nella politica amministrativa di condominio per trovare un reddito sicuro sul quale vivacchiare in attesa che i partiti deliberino per essi l’assegnazione di poltrone ben più remunerative. Si tratta nella maggior parte dei casi, di personaggi non in grado di procacciarsi un reddito da lavoro spesso, scelti da liste e partiti alla stregua delle “veline di prossimità” che in cambio di un congruo gettone agitano i vessilli della maggioranza o della opposizione cuciti in altre sedi di mediazione inconfessabili. L’idea per la quale l’amministrazione locale abbia bisogno di stipendiati anche per decidere la sistemazione di un’aiula è segno evidente della degenerazione dell’etica pubblica. Su di una cosa però col nostro paladino di prossimità democratica sentiamo di convenire: in una metropoli come Napoli dove si vive ancora di spesa pubblica e si spera nel posto, è veramente un danno notevole arrecato ai partiti, costringere di fatto 300 galoppini recettori di istanze particolari e catalizzatori di voti clientelari, a trovarsi un lavoro. Mettere un limite ai mandati di rappresentanza è la soluzione unica per chiarire che la politica non può essere considerata un mestiere e non si possono alimentare aspettitive di vita sulle spalle dei cotribuenti ma che ci si potrà dedicare al servizio della comunità per un periodo definito e circoscritto nel tempo.
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