Noi pensiamo che l’affermazione del movimento di Grillo sia molto importante per disarticolare i vecchi partiti ed assumere un fondamentale ruolo propulsivo per la necessaria riforma del sistema politico istituzionale. Restiamo scettici viceversa sui contenuti economici del programma di Grillo anzi, la convinzione di fare propria la teoria della decrescita nella quale peraltro già ci troviamo col suo corollario di gravi squilibri socio-economici, il propugnare un modello di deindustrializzazione dei settori siderurgico ed estrattivo ad esempio, pensiamo ci possa far precipitare in una crisi irreversibile e senza rimedio. Auspichiamo quindi, che le aspirazioni programmatiche del movimento s’indirizzino e trovino piena realizzazione in una nuova architettura istituzionale e nel germoglio di una nuova classe politica che sbocci dalle esigenze primarie della società portando a compimento quel rinnovamento che solo il M5S ha saputo raccogliere ed interpretare. I vecchi partiti sono in evidente stato di crisi confusionale perché per la prima volta dal dopoguerra avvertono di essere se non irrilevanti, certamente di non riuscire più ad esercitare un ruolo esclusivo nel determinare i destini futuri dell’Italia. Hanno compreso che le carte sono passate via dalle loro mani e difficilmente riusciranno a riprendersi il gioco seguendo le dinamiche che sono state a loro congeniali fino ad oggi. Berlusconi ad esempio, è consapevole di non avere più il Parlamento sotto scacco e spera di poter recuperare nella piazza quel consenso che gli è venuto meno nelle urne. Il più smarrito però è il PD che ha praticamente circondato Grillo fin da quando si sono aperte le urne per cercare in tutti i modi di rimediare ad una sonora sconfitta al punto d’aver arruolato alla causa persa della rincorsa ai grillini il vecchio poeta civile rimasto con le aspirazioni di governo frustate ad un misero 3%. Nonostante sia alla canna del gas, il gruppo dirigente del segretario Bersani NON rinuncia al bottino dei rimborsi elettorali, parliamo di cifre di tutto rispetto: 47 milioni di euro. Questa sera, alla trasmissione IN ONDA su LA7, tra i punti di convergenza che il PD sottoporrà in Parlamento al vaglio del M5S per la fiducia, Matteo Orfini ha escluso l’azzeramento del finanziamento pubblico dei partiti: perché anche il povero possa fare politica senza rivolgersi ad un miliardario.Al PDmenoElle la lezione non è bastata evidentemente. Al prossimo esame di riparazione bisognerà bocciarlo per farlo maturare
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