Non si conosceva una crisi economica come quella che attraversiamo dalla caduta della Borsa di New York del 1929. A leggere la grande stampa, la segreataria Susanna Camusso si sarebbe ispirata per il suo piano del lavoro direttamente a Di Vittorio, leader storico della Cgil, che nel 1949 pur di trovare una via d’uscita alla crisi post bellica ed alla dilagante disoccupazione abbandonò le riserve culturali marxiste sul capitalismo e propose un programma di opere pubbliche con investimenti che avrebbero generato lavoro e ricchezza per le imprese, ciò di cui si aveva prioritariamente bisogno. Anche noi siamo buoni a fare piani gli rispose l’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, sono i denari che mancano On. Di Vittorio. A distanza di 63 anni le parole della Camusso sembrano rispondere a De Gasperi: il nostro NON è un piano sovietico irrealizzabile, i denari li troviamo con una patrimoniale sulle grandi ricchezze. Esattamente la politica economica adottata dal fascismo per affrontare la grave crisi e la successiva recessione dopo il crollo della Borsa di New York. Mentre in America la gente rovinata si lanciava dai grattiecieli in Italia, il fascismo espropriò i grandi latifondi e lanciò un’ambizioso programma nazionale di lavori pubblici che con un invetimento pari a 37 miliardi di Lire di allora, andò ben oltre la bonifica delle paludi Pontine, creò dal nulla 7 città, diede una casa ed un podere ai braccianti che mai nulla avevano posseduto, fece arrivare l’acqua potabile dove non c’era, costruì case popolari per gli operai, realizzò la previdenza sociale e l’assistenza alla maternità ed infanzia…Oggi si chiama “welfare” o meglio, difesa dello Stato Sociale come si legge nei comunicati stampa della Cgil e piano di prevenzione e riassetto del territorio il primo, per l’Italia democratica, ammesso che si realizzi. Fascismo e comunismo furono due regimi dittatoriali, il primo fu però capace di produrre ricchezza e portare progresso sociale il secondo, consumò beni e ricchezze straordinarie immiserendo i popoli che pretendeva di emancipare. Dalla storia non si sfugge ed è stato un monito anche questo per le generazioni che si sono succedute, lo sarà a maggior ragione per quelle che verranno.
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