Nel mentre che si avvia ad esaurimento un’esperienza fallimentare lunga due lustri di miseria priva finanche di quel poco di nobiltà che prometteva servizi pubblici efficienti ed amministrazione trasparente, ecco che si preannuncia l’agognato cambio di passo nella gestione della città e dei servizi. In buona sostanza trasporti pubblici efficienti; puntuale raccolta dei rifiuti; decoro urbano e manutenzione stradale; scuole e riqualificazione edilizia. Basterebbe poco per rendere felice in fondo l’uomo qualunque, privo di tessere associative e fuori dai gruppi di interessi ben organizzati, ma quel poco l’amministrato comune non ha mai avuta la fortuna di vederlo realizzato e funzionare come si conviene ad una città, campione di solidarietà senza pari nel mondo. A parole. Perché quanto a fatti, le classifiche la vedono precipitare al novantaduesimo posto per qualità della vita rilevata su di un totale di centosette grandi città. Citiamo i dati resi dalla stessa fonte di novità che si ripromette di cambiare passo puntando sullo sviluppo solidale, la transizione ecologica, la vivibilità (sic!) insomma, quel campionario di buone intenzioni che negli ultimi venti anni è rimasto sospeso nel mondo delle idee in attesa perpetua delle famigerate elemosine Statali ed europee che quand’anche si rendessero disponibili, andrebbero sperperate in mille rivoli di improvvisati progetti vuoti di contenuti concreti, ma pieni di volontariato assistenziale al termine dei quali, nulla resterebbe a sostegno della cultura d’impresa che la città senza più voci, rassegnata nemmeno reclama. Purtroppo. Coloro che hanno voce in capitolo e sale in zucca infatti, ci hanno salutati e sono partiti per altri lidi in cerca di fortuna tutt’altro che rassegnati a sentire parlare perché tutto cambi, purché nulla cambi. Un totale sconforto. Al momento, quelle che si leggono, sono le stesse ricette che hanno immiserito la città, piegata dal morbo, che attende una difficile quanto improbabile ripresa affidata alla ricchezza in prestito da spartire presa dallo Stato e dalla Ue in una asfittica prospettiva di spesa solidaristica che nulla ha prodotto in passato e poco ha saputo offrire ai suoi tanti giovani che messa da parte ogni legittima aspirazione, si vedono costretti a servire ai tavoli od a sfrecciare da un capo all’altro della città pur di raggranellare una mancia pel futuro in riva al golfo. Non c’è ancora una sola forza sociale ed interclassista, capace di presentare un programma di sviluppo alternativo che ponga le basi per una economia strutturata e solida di produzioni tecnologiche, avanzate, in grado di valorizzare internazionalmente anche la tradizione artigiana. Una forza che disegni lo sviluppo reale, concreto, che non si rassegni a svendere le intelligenze dei suoi giovani alla questua di elemosine tra i tavoli di un turismo straccione ed occasionale. Eccoli, sono gli stessi. Sempre gli stessi. Li abbiamo già messi alla prova ed hanno miseramente fallito. Non lasciatevi ingannare dal buon cuore. Rimbocchiamoci le maniche e proviamo per una volta nella storia a faticare. A non pietire. A soffrire per non mentire a noi stessi
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