Ricordate Craxi salvato da un voto della Camera, che sale in aereo e ripara in Tunisia sotto l’ala protettiva del suo amico Ben Alì tante volte aiutato durante i quattro anni trascorsi a Palazzo Chigi? Venti anni dopo, anche Ben Alì sarà costretto a scappare in tutta fretta in elicottero lasciando una parte del bottino nascosto nelle intercapedini di casa poi scoperto e mostrato in TV ai tunisini inferociti che irrompono nella sua villa.
Tra i vecchi che sappiamo s’affacciano sulle pagine di Blogaccio c’è qualcuno che porta il conto di quante volte Andreotti è stato salvato dal voto delle Camere? Il “divo” ha ispirato anche una fortunata pellicola del regista Paolo Sorrentino, tanti furono i suoi intrigri impuniti. Eppure a leggere il deludente Ainis, stavamo meglio quando stavamo peggio. Cioé, le cose andavano a gonfie vele quando vigeva l’immunità parlamentare, lo scudo protettivo dietro al quale i peggio delinquenti eletti in Parlamento, si sono rifiugiati per cinquant’anni.
Michele Ainis si era fatto apprezzare ospite di note trasmissioni televisive quale esperto costituzionalista, oggi ci propone l’amnistia e passi pure. Un’opinione come tante in fondo, si può pensare sia più facile e conveniente aprire i cancelli piuttosto che riattare le tante, tantissime caserme inutilizzate dopo l’abolizione della naja obbligatoria e che potrebbero far vivere più larghi i detenuti e magari permettere a noi di conservare ancora a lungo qualche bene prezioso o goderci l’auto nuova dopo anni di sacrifici e rinunce per comprarla. E’ una scelta “politica” l’aministia, riporta al voto più di un milione di elettori tra detenuti, familiari ed amici. In tempo di antipolitica NON sono numeri trascurabili. Pannella ci tira avanti un partito dello zero virgola da oltre sessant’anni con gli scioperi della fame per l’aministia.
Ainis però, il professore costituzionalista si spinge oltre, scomoda la rivoluzione francese cui si richiamarano direttamente i “padri costituenti” quando formularono l’istituto dell’immunità parlamentare per i politici, scrive. Ricordiamo che al tempo delle rivoluzioni si finiva faccia al muro con una certa facilità e frequenza, anche per semplice sospetto.
Ainis ci viene ad insegnare che la separazione dei poteri per funzionare deve prevedere la possibilità che il potere legislativo si autoassolvi, che la possa “buttare in politica” insomma anche quando ruba, quando viola minorenni, quando trama in segreto, quando finanzia in nero le campagne elettorali del partito che lo mantiene in lista, quando evade, quando assolda clientele purchè prometta, raggiri e raccolga voti per tenere in piedi un simulacro di democrazia, va bene ogni cosa: votami che con la mia licenza a delinquere faremo grandi cose e starai un pò meglio anche tu.
Una grande nostalgia ha preso Ainis, una “nostalgia canaglia“ che per sentirsi “libero” gli fa rimpiangere di quando stava peggio. Ainis vuol farci credere che se Cosentino, Papa, Milanesi e tanti altri fossero rimasti al loro posto staremmo tutti meglio, non ci sarebbe la crisi, le istituzioni funzionerebbero a meraviglia. Michele Ainis, che cosa penserebbe se avessimo una politica pulita ed interessata a perseguire solamente il bene collettivo della nazione ed una giustizia che punisca i colpevoli ed assolva gli innocenti senza distinzione
di ceto o di censo? Le confessiamo che tra Prima e Seconda Repubblica noi qui di Blogaccio, NON sappiamo decidere quale delle due fa più schifo.
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