In gran parte tedesche le Ong che dirottano i migranti in Italia

Risale a settembre 2016 l’improvviso incremento di naviglio che opera nel Mediterraneo in soccorso dei migranti a ridosso delle acque territoriali ed a volte anche all’interno delle stesse acque libiche. Ad oggi si registra la presenza complessiva di tredici navi appartenenti alle Organizzazioni NON Governative; ben cinque di queste ONG sono tedesche. Delle navi umanitarie, due battono rispettivamente bandiera del Belize e delle Isole Marshall, paesi che non si può dire si distinguano per spirito collaborativo con le Autorità Giudiziarie; le altre navi soccorso battono bandiera di Gibilterra, Nuova Zelanda, Olanda e della stessa Germania. Nei primi mesi del 2017 gli sbarchi in Italia hanno fatto registrare un’impennata straordinaria, il 50% della quale è stata portata a termine dall’intervento delle navi delle ONG di marca europea. Parallelamente però, il numero delle morti in mare non accenna a diminuire. Il rilievo induce a pensare che l’attività delle organizzazioni umanitarie non abbia avuto l’esito prefisso di attenuare il numero delle tragedie anzi, la loro opera ha interferito col lavoro di contrasto ai trafficanti che ora non si riesce ad arrestare perché non avendo più l’esigenza di dover pilotare i barconi fino all’approdo, si limitano ad affidare il timone agli stessi migranti scelti a caso. Spesso giovanissimi quando non minorenni, con bussola e satellitare i migranti ricevono indicazioni precise per raggiungere i soccorsi in attesa al largo. Gli obiettivi delle indagini condotte dalla Procura di Catania mirano essenzialmente a ricostruire quindi i canali di finanziamenti che arrivano alle OGN e la natura dei rapporti eventuali di collaborazione diretta delle Organizzazioni umanitarie di soccorso con le centrali criminali di gestione dei flussi migratori, al fine di verificare ipotesi di reati. Dai primi accertamenti si è potuto rilevare che i costi di armamento e gestione del naviglio di soccorso sono estremamente elevati, si va dagli 11.000 euro al giorno che gravano sulla nave Acquarius di SOS Mediterranée, ai 400.000 euro mensili che occorrono se alle spese di mantenimento della nave si sommano quelle per il noleggio di sofisticati sistemi di localizzazione con droni in territorio libico, tecnologie di fabbricazione austriache. Dobbiamo dunque innanzitutto capire da dove proviene il denaro che finanzia la flotta delle ONG e poi verificare la disponibilità di queste a rendere informazioni convincenti circa i motivi delle violazioni delle Convenzioni internazionali sul diritto del mare che vorrebbero come porto di approdo per i salvataggi quelli più vicini della Tunisia mentre invece, si salta addirittura Malta e si trasportano direttamente in Italia gli uomini raccolti al largo delle coste libiche. Inoltre, se per un verso è comprensibile che le navi delle ONG siano quasi sempre quelle più prossime alle imbarcazioni che lanciano gli allarmi alla centrale operativa di soccorso perché a differenza di altri soccorritori vanno a cercarli, “io sono convinto che non sempre sia stata la centrale di smistamento di stanza nel Lazio la prima a contattarle, i recapiti delle ONG infatti, sono pubblicati in internet. Non si può quindi escludere che le navi siano state chiamate direttamente dalle organizzazioni di trafficati a terra”, puntualizza il Procuratore capo di Catania ascoltato dal Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, presso l’aula al IV piano di Palazzo San Macuto in Roma. Il Procuratore Zuccaro e noi con lui, si domanda infine se sia legittimo consentire ad organizzazioni private di sostituirsi alla volontà delle nazioni ed alle scelte della politica al fine di porre in essere corridoi di accesso al nostro Paese in misura anomala violando le Convenzioni internazionali. Accessi che altrimenti avrebbero avuto proporzioni circoscritte. Senza indulgere all’ottimismo, cogliamo però come una nota positiva l’audizione del Procuratore Zuccaro. Fin qui infatti, si sono sprecati gli interventi di giuristi a giustificare i motivi di diritto ineludibili connessi ai flussi anomali di migranti registrati in Italia negli ultimi anni. Dal 22 marzo 2017 sappiamo invece che questi motivi sono generati in violazione di Convenzioni internazionali sia pure non perseguibili penalmente dalla giurisdizione italiana. E’ comunque un primo timido passo compiuto nell’interesse della opinione pubblica italiana perché ritrovi gli strumenti necessari a rompere le catene dei diritti inventati in tempo utile per non sparire:

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