Il 5% dei lavoratori italiani è impiegato in politica. Cioè, 1 milione e 100 addetti sono impiegati nei servizi di “rappresentanza e partecipazione” dei cittadini o di categorie produttive e professionali. Costano al contribuente italiano che li stipendia tutti con le sue tasse, quanto l’intera manovra finanziaria messa in campo per fronteggiare l’impennata dello spread: 25 miliardi di euro l’anno. Vale a significare, quanto i costi di una tempesta dei mercati che puntualmente si abbatte ogni anno sull’Italia ed i poveri italiani ne fanno le spese. Una ipertrofia politica che non ha eguali al mondo e che l’Italia ha generato grazie alla contrapposizione dei blocchi est/ovest alimentata dai dollari dell’imperialismo americano e dai rubli del modello rivoluzionario sovietico per il quale Mosca, nel corso di 72 lunghi anni, non ha mai rinunciato ai suoi tentativi di esportazione nel mondo libero. Alcuni numeri in dettaglio: nelle sole segreterie politiche trascorrono il loro tempo 400.000 stipendiati, altre 450.000 sono le persone che ricevono dalla politica incarichi e consulenze che realizzano nella pratica la democrazia dello scambio pagata da pantalone altrimenti nota come clientelismo. 145.000 sono gli eletti ai vari livelli assembleari cui si aggiungono 70.000 amministratori di società pubbliche e partecipate da Enti pubblici. Non si scherza nemmeno coi sindacati che contano a libro paga 40.000 dipendenti diretti e 700.000 delegati sindacali. Posto che l’esercito italiano si compone di 150.000 addetti complessivi alla difesa dei confini ed alla sicurezza nazionale, il numero dei chiacchieroni perditempo è più di 7 volte maggiore, ma mentre sono tante le anime belle che si stracciano le vesti per la pace e lo stato sociale imprecando perché si dia un taglio al bilancio della difesa che pratiamente è ridotto all’osso, pochissimi sono quelli che si fanno promotori di tagli profondi e reali ai costi della politica. Quelli del PD di Bersani non a caso hanno issato la bandiera della Democrazia: devono difendere pletorici apparati in tutte le Regioni dove impiegano migliaia di galoppini che altro non hanno imparato nella loro vita se non eseguire le direttive della Segreteria. Stendiamo un velo pietoso poi sugli impiegati della Camera dei Deputati che godono di stipendi cinque volte superiori alla media delle retribuzione tra i pubblici impiegati, la cui reazione alle intenzioni della Presidente Boldrini di tagli simbolici ai troppi benefit sarebbero meritevoli di licenziamento in tronco in uno Stato Democratico. Nello Stato partitocratico invece, resteranno al loro posto.
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