La Francia ha l’atomica, se ne impipa dello spread…

Perdita di competitività, crescita piatta, mercato del lavoro rigido, statalismo esasperato, squilibri fiscali si potrebbero leggere come i problemi dell’Italia mentre affliggono anche la Francia di Hollande ed in misura importante al punto che le temute agenzie di “rating”, cioè le agenzie che quantificano il rischio paese sui mercati internazionali, hanno declassato la sua grandeur portando ad un gradino più basso l’affidabilità. Quando accade all’Italia, quest’operazione provoca di riflesso l’impennata dei tassi d’interesse sui titoli di stato ed è una vera è propria iattura che ci tiene sotto ricatto e ci costringe a dolorosi tagli sulla spesa con conseguenze sociali destabilizzanti. Alla Francia NON è accaduto nulla, il giorno dopo il declassamento lo spread NON si mosso ed i suoi titoli non hanno allungato la distanza da quelli tedeschi. Perché? Perché la Francia è una nazione forte, ha l’atomica, è una delle cinque grandi potenze con diritto di veto all’Onu, esercita ancora un ruolo primario nelle aree che la conobbero come attore coloniale. Gode insomma ancora di un prestigio mondiale grazie alla coesione e coerenza del suo sistema istituzionale, che le permette di far valere la forza dei suoi interessi. Se pensiamo alla nostra povera Repubblica parlamentare che patisce la prigionia dei suoi marò ristretti in India incapace di far valere il diritto Internazionale, comprendiamo come la nostra condizione di declino economico e crisi finanziaria NON sono da imputare esclusivamente alla contabilità dello spread:

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