La meglio gioventù teme il clic e resta legata al collettivo

Quando la gatta non arriva al lardo, dice ch’è rancido. E così accade alla meglio gioventù che fatica col mouse, che non riesce più a trovare le parole per sintonizzarsi con la nuova gioventù troppo numerosa, troppo istruita, che dispone di un mezzo di comunicazione straordinario col quale condurre indagini analitiche, confrontare dati e soluzioni, proporre idee ed aprire più larghi orizzonti. Quella che fu la peggio gioventù mossa dalla teoria utopistica non riesce più a comprendere le dinamiche delle masse, non riesce più a manipolarle, non riesce più a proporre il linguaggio della metafisica interculturale perché l’universale si è fatto particolare e se lo ritrova davanti, immediatamente sul video e scopre di non avere più nulla da insegnarli. Abituati come sono alla contiguità fisica delle estenuanti assemblee, alla vicinanza compromissoria dei collettivi deliberanti dove il fascino personale e la retorica ideologizzata non potevano trovare smentita subitanea come invece accade con internet, dove la discussione si trascinava umorale all’infinito per poi finire nell’immancabile corteo a scimmiottare la rivoluzione, la meglio gioventù non si rassegna alla vecchiaia e rigetta ostinata la realtà del suo fallimento storico-culturale. Rimpiangono il compromesso, la trattativa, il baratto, rimpiangono il bagaglio di un vecchiume politico che internet ha spazzato via con pochi repentini clic che la menzogna hanno sbugiardato, che le sciocchezze hanno smentito, che la forza del collettivo hanno minato con l’espressione subitanea del pensiero aggregato.

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