La patria va nuovamente di moda in politica

Per 50 anni e più il sostantivo PATRIA è stato impronunciabile. I due grandi partiti che davano rappresentanza al 60% circa degli italiani per ragioni opposte, l’avevano sostanzialmente cassato dal lessico comune non solamente politico. A differenza di quanto accade nei partiti musulmani protagonisti delle rivoluzioni arabe ad esempio, la DC pur essendo il partito di maggioranza relativa degli italiani, s’ispirava a valori universalistici. Il PCI, aveva nel suo codice genetico l’afflato internazionalista e per i comunisti italiani la Russia era la patria nella quale si riconoscevano. Poi è caduto il muro di Berlino e come d’incanto sono riaffiorate alla luce le nazioni, i popoli hanno rivendicato le loro differenze e le loro civiltà ritenute a torto o ragione superiori e non c’è stato più nulla da fare, si sono ripresi le loro identità e libertà smentendo nei fatti la visione marxista della storia mossa unicamente dalla economia e dal conflitto di classe nelle società. Oggi senza ritegno, partiti, partitini nuovi e vecchi rivendicano nei loro simboli le insegne dell’Italia e la Patria è ritornata nuovamente di moda perché hanno compreso in maniera speculare che paga in termini elettorali. La Patria è vissuta sotta la cenere, soffocata ingiustamente ha attraversato tre generazioni, ma NON è mai morta. Sarebbero questi i neopatrioti d’Italia oppure sono solamente gli usurpatori di valori nei quali non hanno mai creduto e di titoli di cui non si sono mai fregiati?

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