Tra i curriculum più importanti e prestigiosi che difficilmente potremo aspettarci di conoscere ed apprendere dalle oramai stanche liturgie promozionali del conformismo culturale che affligge il nostro tempo, c’è quello del professore Agostino Carrino, giurista rinomato e docente presso numerose Università italiane ed estere, autore di fondamentali testi di filosofia e sociologia del diritto; scienze costituzionali e della politica. Uno studioso scrupoloso ed attento, uno di quegli intellettuali corretti nella forma, ma scorretti nella sostanza, che non fanno tendenza perché accuratamente tenuti ai margini dei grandi circuiti di propaganda leguleia. L’opera del prof. Carrino ha saputo mettere a fuoco il lento processo di decadenza che si è innescato nella nostra civiltà con l’uso sottile e subdolo del diritto, interpretato alla luce del progressismo ideologico e mistificatore. La teorizzazione dei nuovi diritti inventati completamente scissi dai doveri dei soggetti che li reclamano, sistematicamente compresi ed elevati ad una sorta di nuova teologia universalistica culturalmente decontestualizzata, le cui fonti non sono scolpite sulle tavole della Legge nella storia, nel costume, nelle consuetudini e tradizioni dei popoli, bensì nelle sentenze delle Corti che fissano, prive di specifico mandato, i postulati della neoteologia morale laica. Sotto gli occhi degli osservatori attenti si ravvisa una traslazione lenta dallo Stato diritto allo Stato di giudizio al quale le aule del Parlamento, che la nostra Costituzione identifica come cuore pulsante della Sovranità popolare, si adeguano e svuotate di ogni potere legiferatore reale, si ritrovano svilite al ruolo di cancelliere di Corti sovranazionali depositarie delle verità escatologiche generate non create dalle pronunce delle stesse. Un diritto mite, sofisticato, commatoso, specchio apparente di una presunta civiltà globale superiore, ma che in realtà si è allontanato dalle fonti di legittimità e di fatto norma e regola per sentenze surrogando la sovranità degli Stati. Un diritto che non affonda le sue radici nella rappresentanza sovrana dei popoli; che non applica le Leggi degli Stati, ma le filtra e le interpreta consacrando i poteri e gli interessi delle multinazionali e della finanza apolide che le promuove al fine di plasmare un modello standaridizzato di società globale ove ciascun inividuo potrà agitare ogni suo desiderio soggettivo e farlo valere alla stregua di un diritto purché rimanga utente registrato da soddisfare.
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