Landini a porte chiuse promette di fare politica, non un partito. Il primo passo? Il referendum per abrogare il job act. Si parte con le idee chiare: avvocati, farmacisti, dottorandi e freelance, le categorie del lavoro autonomo chiamate nella coalizione sociale ad allargare i confini del sindacato oltre i movimenti e le associazioni per vincere la battaglia dei diritti. E’ convinto Landini che le partite IVA si impegneranno nella lotta per ripristinare i diritti dei lavoratori dipendenti. Evidentemente a porte chiuse si ragiona meglio che nelle piazze. La CGIL avverte l’imbarazzo e resta in silenzio, per il momento. Un sindacato che si fa partito od anche solamente corrente, perde autonomia ed indebolisce il suo peso nei confronti delle altre confederazioni per non parlare dei rapporti con le controparti datoriali. Camusso a giusta ragione si è chiusa nel silenzio seriamente preoccupata del movimentismo barricadero della Fiom. Intanto nel PD si studiano le contromosse per impedire la saldatura di Landini alla minoranza interna. Il dossier del sindacato che scende in politica è stato affidato a Gutgeld e Taddei ed è quanto dire. Gli economisti si occupano oramai di tutto lo scibile umano, quasi a voler sottolineare la supremazia del capitale in particolare sul lavoro e sulla politica. A breve infatti, scriveranno anche le nuove regole sulla rappresentanza sindacale, dopo aver già determinato la fiscalizzazione degli oneri sociali, il nuovo diritto del lavoro, la quotazione delle banche popolari, la nuova governance Rai, la riforma della Pubblica Amministrazione e la nuova agenda digitale. Più che dei consiglieri somigliano a dei factotum, tra le loro mmani sono finite anche le norme che regoleranno i rapporti ai tavoli negoziali, i poteri di firma nei contratti collettivi, la ripartizione delle ore di assemblea riconosciute ai lavoratori. A sistemare i partiti invece, Renzi ha delegato Guerini che ha già tutto pronto, martedì prossimo sarà presentato il ddl di regolamentazione della vita dei partiti e promette scintille: partiti e movimenti politici saranno obbligati a dotarsi di uno Statuto democratico che normi le dinamiche interne. Prevedibili mal di pancia si annunciano non solamente per il M5S di Grillo e Casaleggio, ma un pò in tutte le formazioni che vogliono scendere nell’agone elettorale delle prossime consultazioni. Sul fronte italicum infine, in sede di approvazione definitiva rischia seriamente di interrompersi la lunga cavalcata del piccolo rottamatore fiorentino. Gli iscritti al partito sono in sensibile calo, la fiammella delle idee si è spenta, l’intera area cattolica del PD è in sofferenza, Bersani ripianta l’ulivo e promette: l’italicum semplicemente non si vota, restiamo in ditta per diffeRenziarci.
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