L’homo capitalisticus distrugge per creare

I traguardi raggiunti con la crescita smentiscono i catastrofismi dei fautori della decrescita sostiene Antonio Polito. Il disastro sarebbe se smettessimo di crescere continua, se non innovassimo più, se non inventassimo più nuovi prodotti e nuovi modi di produrre, se smettessimo di cercare nuove risorse da sfruttare meglio se rinnovabili ed a sostegno porta gli esempi dell’Africa e della Cina. Un bene considerato voluttuario come il telefonino ha permesso al vecchio continente di superare il gap in infrastrutture di comunicazione ed ha rappresentato un formidabile strumento di sviluppo senza dimenticare la rete internet che ha permesso alle colture africane di aprire una finestra sui mercati internazionali. La Cina dove milioni di uomini si sono emancipati dalle condizioni medievali nelle quali vivevano grazie al fatto di essersi messi a produrre ricchezza. Non hanno tolto nulla a noi come vuole erroneamente un luogo comune perché le dinamiche del capitalismo finoscono sempre per creare dalla distruzione naturalmente, spetta in ultima istanza al potere pubblico impedire che questo processo di rigenerazione finisca per distruggere la vita delle persone che a differenza della produzione, NON rinasce.

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