Liberalizzazioni, la grande fregatura italiana

Da uno studio analitico della CGIA di Mestre è emerso che in Italia le liberalizzazioni NON hanno procurato alcun vantaggio ai consumatori nonostante fossero state presentate come lo strumento necessario per aprire i mercati e rilanciare l’economia. Dal 1993, anno in cui ebbero inizio i processi di liberalizzazioni dei settori economici fino a novembre 2011 termine della rilevazione dati presi in esame da CGIA, i prezzi o le tariffe sono cresciute con buona pace di chi sosteneva che un mercato più concorrenziale avrebbe favorito il consumatore finale. Siamo passati nei settori assicurativo, bancario, energetico, telecomunicazioni, trasporti, carburanti, da una situazione di monopolio pubblico a vere e propri oligopoli controllati dai privati che hanno fatto cartello ma non concorrenza. La CGIA ha calcolato in 286 euro all’anno i maggiori oneri sostenuti da ciascuna famiglia italiana per un ammontare complessivo computato su 20 anni, in 4.576 euro. Tutto lascia pensare che le resistenze di cui leggiamo, non siano da mettere in relazione ai timori per un mercato aperto e concorrenziale, ma alle dinamiche dei nuovi assetti oligopolistici potenziali che verranno a definirsi.

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