Lo stupro non violento della giustizia consumato a Natale

la babele del carcereIgnazio Marino, Don Antonio Mazzi, gli onorevoli Sandro Gozi e Mario Marazziti, il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti sono tra le poche altre decine di partecipanti allo stupro nonviolento della Giustizia che si è consumato a Natale per l’amnistia e l’impunità. Non una voce tra questi si è levata alla memoria delle vittime di delitti, soprusi ed inganni che vedono le loro pene e sofferenze frodate da frequenti provvedimenti di clemenza che dovrebbero avere un carattere straordinario e che invece in Italia sono contrabbandati come ineludibile ordinario strumento di giustizia. Liberi tutti dunque perché le carceri sono affollate ad arte, l’ordine viene come sempre dall’Europa ed è strombazzato ai quattro venti dai radicali che nessuno vota, ma che la quasi totalità della politica puntualmente ascolta quando le conviene. Senza l’amnistia centinaia di consiglieri regionali in tutta Italia a breve andrebbero al gabbio per non citare il nutrito sottobosco di funzionari locali e galoppini dei partiti sotto inchiesta che spendono, spandano e rubano a piene mani nascondendo la refurtiva nelle mutande. Le pagine dei giornali ed i notiziari televisivi quotidianamente ci offrono un campionario di motivi reali e concreti che reggono le ragioni di fondo per le quali non si aprono le nuove carceri già ultimate e non si promuovono programmi di finanziamenti europei per costruirne ex novo e di più moderne. Le carceri sono mantenute affollate di rei o presunti tali per reati minori a garanzia di quella immunità politica che solo formalmente abbiamo cancellato nel 1994. I poveracci che non hanno difesa in sostanza, occupano lo spazio che i delinquenti più ricchi con sofisticati sofismi giuridico-politici si rifiutano di presidiare. I diritti umani degli ultimi cioé delle vittime, finiscono per ritorcersi contro le vittime stesse perché sono utilizzati come una sorta di patente con la quale si evita di pagare il proprio debito con la società. Buggerati restiamo la Giustizia e noi che da sessant’anni dobbiamo sorbirci l’esibizionismo di Pannella che pur di mettersi in favore di telecamera è capace di bere anche la propria urina:

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