L’ombra della ragion di Stato, Ingroia chiude la porta e se ne va.

Vite specchiate, NON ha senso dichiedersi che cosa nascondono gli uomini delle Istituzioni. A che cosa allude Giuliano Amato? A ragioni d’interesse superiore che mettono in pericolo la sicurezza nazionale? Perché è questo il solo caso in cui una democrazia può tollerare che la Giustizia NON accerti la verità e non punisca i colpevoli. E’ solo questo il caso per il quale la Magistratura può fare un passo indietro e rinunciare a scrivere una parola certa sulle stragi del ’92. Se la politica vuole che le sia riconosciuta la buona fede dei suoi comportamenti sospetti, lo dica chiaro e tondo: rivelare la verità sulla morte dei giudici Falcone e Borsellino destabilizzerebbe lo Stato, altrimenti reticenze, silenzi, rifiuti e rigetti continueranno a mietere vittime innocenti. Stanco e deluso, Ingroia chiude la porta e se ne va in Guatemala rimettendo critici e detrattori di fronte al giudizio del popolo sovrano e della storia. Non ci sta la Magistratura a sedere al banco degli imputati. Non ci sta nemmeno la stampa a passare nel ruolo del pubblico accusatore, il suo compito è un’altro: informare e chiedere risposte senza vincoli e reticenze. Se qualcuno confonde il giuramento di fedeltà alla Repubblica come vincolo indossolubile con le persone che temporaneamente ne reggono le sorti, allora eserciti la sua coscienza a reggere i colpi che il maglio della pubblica opinione infligge a mezzo stampa od a mezzo internet come accade già da un pò. Se c’è la regia di potenza straniera dietro le stragi a minacciare la sicurezza e la coesione dell’Italia, potrebbe essere in una certa misura comprensibile opporre la ragion di Stato alla verità, diversamente, risulta inaccettabile riscrivere la storia manipolando i fatti con vincoli di fedeltà, attribuzioni e conflitti artificiali, restrizioni agli ascolti, accuse per omocidi a mezzo stampa.

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