Dal 20 giugno se n’è fatta una ragione, dovrà tuffarsi sul referendum costituzionale, ma il solo modo per proseguire tranquillo il cammino fino ad ottobre sarà quello di vincere il ballottaggio a Milano. Dovessero spegnersi le luci a San Siro infatti, sarà impossibile tirare avanti nella guerra interna con la minoranza PD come se nulla fosse accaduto. Se invece Sala diventa sindaco di Milano, tutto gli verrà più facile, anche l’impresa di reclutare un buon numero di personaggi famosi che gli possano reggere la bandiera del SI in giro per l’Italia nella campagna referendaria a sostegno della riforma Boschi-Verdini. La sveglia è suonata all’assemblea generale di Confcommercio dove i fischi lo hanno schiodato dalla realtà virtuale dei like per inchiodarlo alla realtà vera dei fatti che accadono sulla carne viva degli uomini in terra. L’antropologo Marino Niola, fa notare l’imbarazzo in cui è incorso perché a fischiarlo questa volta non sono stati i giovani dei centri sociali od i precari della scuola, ma una platea di borghesi in giacca e cravatta suoi coetanei che pur essendo capaci di parlare il linguaggio del web hanno preferito per contestarlo la più antica espressione fisica del fischio e della pernacchia dalla quale non ti puoi allontanare con un clic e che ti costringe a guardarti dentro per trovare risposte meditate piuttosto che fugaci convergenze emozionali. Sintomatico che l’annuncite per quanto efficace a breve, poi alla prova dei fatti esaurisce i suoi effetti è il rilevamento dei dati di ascolto alle interviste in studio da Lilly Gruber che hanno fatto registrare il sorpasso di Bersani su Renzi. E’ quanto dire. Segno evidente che la comunicazione da sola non basta a rinfocolare le passioni di una comunità politica lasciata fuori e non adeguatamente coinvolta. Il ganassa si era sbronzato con il 40,8% alle europee ed ha pensato che la sua forza telegenica lo avesse fatto sfondare a destra. In realtà spiega il politologo Pietro Ignazi, alle europee ha solamente incassato il premio novità del momento. Alcuno però si è premurato di spiegargli accortamente che le consultazioni europee in tutti i paesi restituiscono esiti atipici perché la gente vota con minore tensione avvertendo lontane le istituzioni continentali che soprattutto negli anni della crisi non hanno fatto grandi cose per farsi sentire meno estranee alla vita dell’uomo della strada. In misura ancora maggiore semmai fosse possibile, a quanto accade con le istituzioni nazionali ed infatti il problema del forte astensionismo sta lì a testimoniarlo. Matteo ganassa ha compreso bene che
con l’addio a Milano, comincerebbe a salutare anche il PD riportandolo al punto da cui era partito Bersani. Il sindaco rottamatore finora senza rivali, per la prima volta sente avvicinarsi la paura di essere rottamato dal voto degli italiani. Non sa come uscirne e quasi sbrocca alludendo alle mance elettorali promesse dai cinque stelle ai senza lavoro, invenzioni strampalate che sa essere redditizie nelle urne per averle utilizzate a piene mani con gli ottanta euro.
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