Merkel ha tastato le palle di Draghi, ora tocca a Letta…

Le palle di LettaDraghi ha sfidato la Merkel ed ha buttato giù i tassi d’interesse al minimo storico dello 0,25% ed in Germania sospettano che la decisione sia stata sollecitata dall’Italia, suo paese d’origine. In realtà è una decisione che non reca alcun danno alla Germania anzi, le imprese tedesche esporteranno ancor di più grazie al raffreddamento delle quotazioni dell’euro. Il rischio infatti, non è quello della iperinflazione che ossessiona i tedeschi da un secolo quanto viceversa, quello di non rientrare nelle stesse regole del patto di stabilità cui ha costretto la Commissione europea a vincolare i paesi del mediterraneo, per effetto dello sfondamento del tetto già generoso del 6% al surplus nella bilancia commerciale: un record di 20,4 Mld registrato a settembre ha provocato il richiamo della Commissione per eccesso di esportazioni con una incidenza sul PIL impennata al 7%. La Germania paradossalmente esporta troppo ed importa poco dai paesi dell’eurozona. I liberali tedeschi che ad interim sono ancora al governo della Bundes Republick, si sono infuriati all’ipotesi che la Commissione possa infliggere una multa per infrazione di ben 3,4 mld di euro sostenendo che NON è l’economia tedesca ad essere troppo forte e competitiva grazie alla moderazione salariale, ma sono i paesi del sud Europa ad essere troppo deboli per non aver implementato le riforme strutturali di riduzione del debito con tagli alle spese, riduzione delle tasse e liberalizzazioni del mercato del lavoro che la Germania ha adottato da due legislature risalenti al cancellierato socialdemocratico di Schroeder di cui la Merkel ha solamente beneficiato degli effetti positivi sulla crescita e lo sviluppo. E’ giunto quindi il tempo perché Letta ispirato da Draghi, prenda il coraggio di farsi tastare le palle dalla Merkel e le imponga di escludere dal vincolo del 3% di deficit le spese per investimenti. Far girare un pò di moneta è in fondo il modo per far ritrovare un pò di fiducia alla gente ed è un segnale di percezione concreto che si può uscire dalla crisi.

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